lunedì 28 gennaio 2008

DOV'E' LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA?



Dov'è la giustizia amministrativa alla quale può ricorrere il cittadino? Il TAR Abruzzo ha due sedi: a Pescara e a L'Aquila. E' la stessa giustizia amministrativa che aleggia in tutte e due le aule giudiziarie? Dovremmo credere proprio di si una volta letti gli articoli di competenza! ... e allora, come mai la decisione dei ricorsi sulla procedura palesemente falsata dall'ENI nelle varie fasi burocratriche richiedenti il permesso d'insediamento del fantomatico "Centro Oli" di Contrada Feudo di Ortona è rinviata oramai da mesi ed ora inizia a rimbalzare tra le due sedi del TAR Abruzzo? Che cosa dovremmo pensare noi cittadini? In quale giustizia credere? Ci poniamo poi un altro dubbio: se l'ENI è un'azienda a partecipazione statale con diversi ministeri impelagati nella matassa dirigenziale, mi chiedo come fa un tribunale di Stato a "giudicare liberamente" su una questione delicatissima per la popolazione regionale dove lo stesso stato è parte in oggetto? Sarà malafede la nostra ma non riusciamo a venirne a capo!!! Anche perchè purtroppo per la casta forense e per la magistratura, non sono gli unici ad essere intellettuali e colti sulle loro materie! Fortunatamente ci sono molti cittadini disseminati in lungo e largo nell'Italia che fortunatamente sanno leggere ed interpretare le leggi dello stato che i menestrelli di turno della politica di "casa nostra" inventano purtroppo quasi sempre per complicare la vita degli italiani.

Qui sotto riportiamo la storia e ll legislatura che hanno dato vita al TAR nel corso degli ultimi secoli e in particolar modo evidenziamo la
legge n°205/2000 Art.32. che riguarda da vicino proprio il nostro caso in questione. In esso si evince chiaramente che i ricorsi presentati dai cittadini in sedi distaccate "non costituiscono vizio di incompetenza della decisione". Allora ci chiediamo come mai è venuta fuori solo adesso la volontà di rimandare al TAR del capoluogo (L'Aquila) la decisione di stabilire qual era la sede competente se dall'articolo sotto riportato si capisce chiaramente che non ha importanza nella procedura dei ricorsi? Secondo noi è solo un sistema per allungare i termini della "presa per il culo" degli abruzzesi! Un sistema, crediamo, architettato daglli uffici di presidenza della Regione Abruzzo che cerca di influenzare il TAR con il finto tavolo di servizi del 1 febbraio 2008, dove la stessa segreteria del Presidente marsicano (?) "LO TURCO" ha ribadito più volte con chiarezza che non si tratterà di una riunione in grado di ribaltare la volontà favorevole all'insediamento petrolchimico dell'ENI. Una perdita di tempo che ci fa capire sempre più quali sono gli assassini dell'Abruzzo complici sfacciati degli ambigui amministratori di Ortona!!!! Altre parole non vogliamo impegnarle per descrivere questi loschi individui da noi pagati profumatamente che non si sono degnati nenache di concederci un appuntamento che ci facesse guardare loro negli occhi per ribadirgli con la solita educazione che ci ha sempre contraddistinto in questa interminabile lotta sociale, che l'Abruzzo è prima di tutto dei cittadini e non può sottostare ai loro fin troppo evidenti interessi!!!

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Il Consiglio di Stato, erede dei Consigli di Stato napoleonici e delle Consulte del Regno delle due Sicilie, fu istituito da Carlo Alberto con l'editto del 18 agosto 1831 , con funzioni essenzialmente consultive nelle varie branche della amministrazione. Esso era presieduto dal re, vi era un vicepresidente, tre presidenti di Sezione e 34 consiglieri. Giudici delle controversie tra privati e Autorità erano invece i tribunali speciali.

Vi era, quindi, nell'ordinamento piemontese, come nel Regno d'Italia, un sistema di doppia giurisdizione: giudice ordinario per le controversie su diritti privati, tribunali speciali per le controversie con l'Autorità.

Il Consiglio di Stato era ripartito in tre Sezioni, I, II e III. Con il decreto del 20 marzo 1865, n. 2248 furono aboliti i tribunali speciali per le controversie con l'Autorità. Tali controversie in parte furono devolute al giudice ordinario, che diventò, dunque, il giudice unico presente nel nostro ordinamento e in parte venivano decise dalla stessa amministrazione.

Questo sistema lasciò senza la tutela di un giudice i rapporti tra privati e Amministrazione, quando quest'ultima agiva come Autorità, vale a dire gli interessi legittimi.

Dopo un intenso e elevato dibattito, intendendo riparare a questo inconveniente, la legge del 31 marzo 1889, n.5992, istituì la IV Sezione del Consiglio di Stato, alla quale fu attribuita una competenza generale per le controversie tra privati e Autorità. Inoltre, con legge 1° maggio 1890, n. 6837 , fu attribuita alle Giunte provinciali amministrative in sede giurisdizionale la competenza sulle controversie delle amministrazioni locali; le decisioni delle giunte erano ricorribili in appello al Consiglio di Stato, il quale quindi era giudice di appello sulle decisioni delle Giunte e giudice in unico grado per le controversie non di competenza di altri giudici.

Successivamente furono istituite la V (legge 7 marzo 1907, n. 62) e la VI Sezione (decreto legislativo 5 maggio 1948 n. 642 ) del Consiglio di Stato, con compiti giurisdizionali, che quindi costituirono le più rilevanti fra le funzioni del Consiglio.

Con l'entrata in vigore della Costituzione fu istituito, in base all'art. 23 dello Statuto della Regione siciliana, dal decreto legislativo 6 maggio 1948 , il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana. A tale organo, tuttora operante, furono attribuite le stesse funzioni - consultive e giurisdizionali - del Consiglio di Stato in ordine agli atti delle Autorità della Regione e di quelle aventi sede in Sicilia.

La Costituzione del 1948 ha confermato le funzioni del Consiglio di Stato. Tale situazione è durata fino al 1967-1968 epoca in cui, ad opera della Corte costituzionale (sentenze n. 30/1967, n. 33/1968, n. 49/1968), furono annullate le leggi che attribuivano funzioni giurisdizionali alle Giunte provinciali amministrative ed alla Giunta giurisdizionale amministrativa della Val d'Aosta.



Dopo un periodo in cui il Consiglio di Stato ed il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana furono gli unici giudici amministrativi operanti nei confronti degli atti amministrativi, si istituirono, con legge 6 dicembre 1971, n. 1034 , i tribunali amministrativi regionali, con competenza generale di primo grado sugli atti amministrativi.



I Tribunali amministrativi regionali iniziarono a funzionare alla fine del 1974. Consiglio di Stato e Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana mantennero le loro attribuzioni consultive e divennero giudici di appello sulle sentenze dei tribunali amministrativi regionali.

I T.a.r. decidono, in primo grado, sui ricorsi giurisdizionali contro provvedimenti di autorità amministrative di interesse regionale. Tutte le sentenze dei T.a.r. e le ordinanze cautelari emesse in via d'urgenza sono impugnabili dinanzi al Consiglio di Stato. Per gli atti di autorità amministrative di interesse ultraregionale è competente in primo grado il T.a.r. del Lazio, con sede a Roma. I T.a.r. non sono dotati di funzioni consultive.

La creazione dei nuovi organi, con funzioni giurisdizionali, ha risposto ad un'esigenza avvertita ed ha esaudito una domanda di giustizia fino ad allora inappagata. Si è trattato di una riforma che ha profondamente inciso sui rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione.

Le funzioni consultive sono svolte dalle Sezioni I, II, e III, sotto forma di pareri, anche in risposta a quesiti generali di una pubblica amministrazione. Esiste, poi, un'apposita Sezione consultiva per l'attività normativa del Governo, in funzione preliminare alla emanazione di regolamenti governativi e ministeriali. Qui si tratta di scrivere regolamenti chiari, brevi e conformi alle leggi.

Le questioni più importanti in sede consultiva sono esaminate dalla Adunanza generale del Consiglio di Stato.

Il giudizio di appello sulle sentenze dei tribunali amministrativi regionali è compiuto dalle Sezioni IV, V e VI, su ricorso dei privati o dell'Amministrazione che abbiano perduto in primo grado. In casi di urgenza, il giudice amministrativo può sospendere temporaneamente il provvedimento o la sentenza impugnati. Le questioni più importanti sono risolte dall'Adunanza Plenaria delle Sezioni giurisdizionali.



La legge 127/97 ha istituito una nuova sezione consultiva per l'esame degli schemi di atti normativi per i quali il Consiglio di Stato è tenuto a dare parere.

Infine l'importante legge 205/2000 ha introdotto misure dirette a rendere più veloce il processo amministrativo e ad accrescerne l'efficacia. Questi obiettivi sono stati perseguiti, da un lato, attraverso l'introduzione di previsioni destinate ad innovare la disciplina generale del processo e, dall'altro, creando riti speciali particolarmente semplificati in determinate materie.

Il giudice amministrativo è formato, quindi, attualmente, dai Tribunali amministrativi regionali che giudicano in primo grado e dal Consiglio di Stato che giudica in grado di appello.

Nel nostro sistema opera un giudice amministrativo distinto dal giudice dei privati e dal giudice penale, perché la pubblica amministrazione, a differenza dei privati, persegue solo l'interesse pubblico e per questo è dotata dalla legge di poteri particolari. Quasi tutti i paesi occidentali ritengono opportuno che vi sia un giudice (amministrativo, appunto) che si occupi esclusivamente del corretto esercizio di tali poteri da parte di Autorità pubbliche, a garanzia sia dei cittadini di fronte all'amministrazione che del legittimo perseguimento dell'interesse pubblico.

Inoltre il giudice amministrativo controlla, nell'interesse dei cittadini, molto più a fondo le scelte dell'Amministrazione di quanto il giudice civile non possa fare per i privati. L'Amministrazione non ha la libertà di questi ultimi e deve sempre spiegare il perché delle sue scelte.

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legge 205/2000

Art.32.

1. Nei ricorsi da devolversi alle sezioni staccate previste dall'articolo 1, il deposito del ricorso con le modalità indicate nell'articolo 21 e le operazioni successive vengono effettuate presso gli uffici della sezione staccata.

2. Le parti, che reputino che il ricorso debba essere deciso dal tribunale amministrativo regionale sedente nel capoluogo, debbono eccepirlo all'atto della costituzione e comunque non oltre quarantacinque giorni dalla notifica del ricorso. Il presidente del tribunale amministrativo regionale provvede sulla eccezione con ordinanza motivata non impugnabile, udite le parti che ne facciano richiesta.

3. La decisione del ricorso da parte del tribunale amministrativo regionale sedente nel capoluogo anziché dalla sezione staccata, o viceversa, non costituisce vizio di incompetenza della decisione.

4. Il disposto del secondo comma si applica anche nel caso in cui vengano proposti al tribunale regionale amministrativo sedente nel capoluogo ricorsi che si reputano abbiano ad essere decisi dalla sezione staccata.

sabato 12 gennaio 2008

ORTONA COME MONTESILVANO?



La realtà di Montesilvano descritta dagli inquirenti nell’inchiesta "Ciclone", che ha portato agli arresti l'ex sindaco, assessori, imprenditori, ed affini e al sequestro dei loro beni, e di alcuni cantieri edili, era quella di accontentare i costruttori amici. L'obiettivo primario mirava a schiacciare quasi sempre l'interesse pubblico, che veniva molto dopo e per giunta considerato come un ostacolo, a favore dei soli amici degli amministratori pubblici. Ci si metteva intorno ad un tavolo per analizzare per prima le esigenze "dell'imprenditore amico"; poi lo stesso si rivolgeva al referente di turno all'interno dell'amministrazione che avrebbe lavorato e sponsorizzato dalle stanze dei bottoni il progetto medesimo.
In un secondo momento gli amministratori cercavano di elaborare - insieme ai tecnici - le modalità per far apparire il più legale possibile l'operazione che però violava spesso in più punti la legge. La parola magica alla base di tutte le operazioni era sempre la stessa: cubatura, l'unico dio osannato nella «terra di nessuno» da oltre trent'anni a questa parte. La procedura amministrativa messa in piedi dagli amministratori compiacenti (accordo di programma) doveva prevedere tra l'altro, quasi fosse un “elemento accessorio”, un qualche interesse pubblico. Tutto si giocava sulle norme che attribuiscono al costruttore premi di cubatura e incentivi: il mezzo per regalare centinaia di migliaia di euro alle imprese.
La sapiente Procura di Pescara, con il Pubblico Ministero Gennaro Varone ed il Procuratore Nicola Trifuoggi, ha saputo smascherare il gioco fuorilegge dei governanti senza scrupoli fino all'arresto e alla pesante confisca dei beni degli inquisiti. (notizie da www.primadanoi.it)

E' proprio di queste ore una notizia trapelata dallo "struscio ortonese", e quindi di fonte incerta e
non confermata dagli organi di stampa, che diversi amministratori di Ortona e alcuni imprenditori a loro vicini rientrerebbero come inquisiti in una nuova inchiesta della Procura della Repubblica di Chieti simile a quella sviluppatasi a Montesilvano negli ultimi mesi. Sarà vero? Mah! ... se non vediamo non crediamo! (come indagava il dubbio dell'Apostolo Tommaso patrono della città).

La verità è che ormai da alcuni mesi ad Ortona non c'è più tranqillità, dopo che gli amministratori locali si sono presi gioco della popolazione tutta con la questione nazionale del potenziale centro Oli ENI previsto in Contrada Feudo, mantenendo per questo caso i cittadini all'oscuro del pericolo industriale dell'insediamento petrolchimico! I "soliti noti" senza scrupoli hanno camminato
sull'etica dei cittadini e hanno infangato la storia di una città sospesa tra terra e mare da più di tremila anni. Forti delle sbadataggini delle leggi e adepti solo delle procedure d'ufficio, gli amministratori di Ortona sono riusciti a creare una storica spaccatura sociale e per di più insanabile a breve tempo!

Sarà forse questa "possibile" inchiesta della Procura della Repubblica di Chieti a lenire la morale calpestata dei cittadini?

Noi ci auguriamo che in ogni caso sia fatta
giustizia e che queste notizie trapelate siano al più presto chiarite o smentite, perchè altrimenti continuerebbero solo ad alimentare il malcontento generale! Un malcontento che potrebbe sfociare in una vera e dannosa rivolta popolare.

Una prima risposta, forse ce la può dare l'immagine di uno storico volantino stampato dalla gloriosa Tipografia Angelo Del Re
di Ortona e datato domenica 3 ottobre 1954. Allora si che avevano le idee chiare su quale doveva essere il futuro della ridente cittadina adriatica e qual era allora l'economia trainante del nostro territorio. Vi sembra un grappolo d'uva o un pozzo per l'estrazione petrolifera? ... a voi le considerazioni.

mercoledì 2 gennaio 2008

FACCIAMOCI UNA CULTURA INUTILE



Di seguito vi riportiamo vari giudizi ufficiali espressi sulla stampa locale in merito al potenziale insediamento petrolchimico del Centro Oli ENI di Contrada feudo di Ortona (ch) / Abruzzo. Traspare un alone di finto perbenismo inzuppato di precari risvegli culturali nozionistici monotematici. "Massoni settari" che ostentano una palese volontà di difesa degli interessi economici-strategico-politico che pervade in molti dei giudizi. Il nostro blog vuole essere uno spazio libero, sempre e comunque. Libero di amplificare pareri anche discordanti dalle nostre convinzioni ambientalistiche e sociali. In ogni modo non possiamo fare a meno di sottolineare i limiti etici dei giudizi riportati che non sfiorano mai le questioni sociali e antropologiche. Pensieri lontani dalle vere esigenze collettive e dal rispetto morale della popolazione che in ogni caso da questo potenziale insediamento petrolchimico dovrebbe subire dei danni alla propria salute. Il "vecchi conservatori di caste e poteri economici" che si scontrano con un "muro popolare" convinto, questa volta più che mai, di voler cambiare l'andamento delle cose! Con il grido dei Briganti locali dell'Italia pre-unificata della metà del 1800 ci batteremo fino in fondo: GIU' LE MANI DALLA NOSTRA TERRA E DALLA NOSTRA STORIA. NO ALLE PERFORAZIONI PETROLIFERE IN ABRUZZO.

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«Da quanto appreso dagli organi di stampa» dice il Sindaco (?) di Ortona Fratino «emerge che le concentrazioni massime delle ricadute al suolo di anidride solforosa, di monossido di carbonio e di ossidi d'azoto, pur essendo molto elevate rientrano nei limiti imposti dalle norme vigenti in materia di protezione della salute. Tutto ciò mi conforta. Mi rammarico, invece, dell'allarme sociale creato e del grave danno arrecato all'immagine di Ortona dalle dichiarazioni inesatte divulgate in modo affrettato senza essere sostenuto dai dati veritieri e stigmatizzo il metodo usato»

«Eni, per il territorio occasione di sviluppo» Questa è l'indicazione del Consorzio innovazione e sviluppo della Maiella. Il giudizio del presidente del Cism, Euclide Di Pretoro, fa riferimento ai dati relativi al comprensorio della Marrucina. Area dove ricadrà la struttura di estrazione del petrolio prevista dall’Eni. Area dove ci sono 21 Comuni e importanti attività agro-industriale e vitivinicole. Di Pretoro ha illustrato la proposta del Cism secondo la quale, se l’insediamento sarà realizzato, è necessario far si che diventi un’opportunità di sviluppo, tenendo, sempre conto dei rischi di impatto ambientale. Ma, anche sollecitando l’Eni, ad aprire un negoziato con le istituzioni, in particolare con la Regione sulle cose da fare.
Di Pretoro: «Se osserviamo i dati statistici contenuti nello studio presentano un quadro di crescente sofferenza del territorio. In termini demografici è evidente un progressivo e accentuato invecchiamento della popolazione. Negli ultimi 25 anni il tasso di crescita demografico è praticamente rimasto fermo mentre nelle altre realtà costiere è aumentato del 40%. Nel comprensorio Marrucino assistiamo ad un incremento del reddito da pensione rispetto al reddito totale. Cresce di pari passo il rapporto tra avviati e licenziati ma gli avviati sono a tempo determinato e il saldo occupazionale è al ribasso. Il tasso di precarietà è al 70% sul totale degli occupati». Per il Cism è necessario quindi rendere il territorio competitivo attraverso la valorizzazione delle sue peculiarità che, fondamentalmente, ruotano intorno a tre settori: il porto regionale di Ortona su cui si concentrano i finanziamenti statali, la filiera agro-alimentare e la viti-vinicoltura con i suoi quasi 4milioni di ettolitri di vino prodotti ogni anno e il turismo integrato ancora da sviluppare.
Di Pretoro: «Se l’insediamento Eni deve essere realizzato dobbiamo ricavarne il massimo dei benefici per il territorio il Cism ha proposto alla giunta regionale di sostenere la realizzazione di un contratto di programma su un progetto di investimenti. Così, attraverso lo strumento della programmazione negoziata, si può trasformare l’insediamento del centro oli in un’opportunità per dare impulso al settore vitivinicolo che, attualmente, soffre di deficit strutturali. Nel contratto di programma ogni attore partecipante può formulare proposte. La nostra è quella di istituire un distretto vitivinicolo della Majella e di un polo scientifico-tecnologico».

Che l’insediamento Eni sia un’opportunità per lo sviluppo del territorio è convinto anche Giuseppe Ranalli, presidente dell’Associazione porti e logistica d’Abruzzo e rappresentante della Confindustria: «Il centro oli rappresenta un’opportunità sia per l’approvvigionamento energetico che per la ripresa del settore legato all’indotto Eni. Da cittadino condivido le perplessità sollevate in merito alla realizzazione dell’insediamento ed è giusto trovare l’equilibrio per chi investe da decenni sull’agroalimentare. Quindi si al progetto Eni ma attenzione alla tutela del territorio. La Regione deve riprendere le fila della questione dato che l’amministrazione comunale non è stata in grado di farlo. Importante che le nuove risorse che arriveranno vengano destinate alla promozione e al marketing per la viti-vinicoltura e alla formazione tecnico-scientifica sulle energie alternative».


Romeo Battistelli delle Legacoop che riunisce diverse associazioni in rappresentanza dei maggiori settori produttivi. «Il comprensorio Marrucino è un territorio all’interno del quale si concentrano numerose vocazioni e quindi diverse possibilità di sviluppo legate al turismo, al porto e alla viti-vinicoltura. Il problema che ci poniamo oggi in relazione al centro oli non ce lo siamo posti in merito alla realizzazione del deposito costiero. Mancata, in questo caso, la volontà da parte dell’Eni di essere trasparente nei confronti del territorio. Probabilmente gli attori politici, regionali e locali, non hanno sentito il bisogno di sensibilizzare l’Eni. Questo gap deve essere recuperato definendo la compatibilità tra le vocazioni e i costi dell’operazione. La Regione deve essere l’attore principale della contrattazione».

Per il settore vitivinicolo hanno preso la parola il presidente della cantina sociale di Ortona, Falcone, e il vicepresidente di Cantina Tollo, Antonio Palombaro.


La
Cantina Sociale di Ortona non ha mai preso posizione sulla questione.
Il Presidente Falcone: «Non siamo noi i soggetti che devono dire si o no al centro oli è la classe politica che deve valutare. In realtà non ci siamo espressi per evitare di essere strumentalizzati. Come agricoltori crediamo sia giusto confrontarsi su come investire le risorse. Siamo favorevoli alla formazione e alla promozione».

La cantina Tollo attraverso il Presidente Palombaro si dichiara contraria all'insediamento petrolchimico.
«Il confronto arriva in ritardo a lavori già iniziati. In realtà cattiva pubblicità al vino è già stata fatta durante tutti questi mesi di dibattito. Sei anni fa si parlava della scoperta del petrolio nelle contrade di Savini e Lazzaretto come manna dal cielo ma in realtà ci siamo resi conto che così non è».

Chi non ha dubbi sul fatto che l’insediamento Eni sia un’opportunità è la preside della Facoltà di Economia Ambientale dell’università Gabriele D’Annunzio, Anna Morgante, esperta di gestione eco-compatibile, che suggerisce di imitare l’ecoparco industriale della Danimarca in cui gli scarti di un’industria diventano materia prima per l’altra. Morgante: «Bisogna partire dal presupposto che tutte le attività produttive creano impatto ma che allo stesso tempo possono essere poco o per nulla impattanti l’impatto ambientale di qualsiasi attività la fa l’uomo. Persino le società di servizi hanno conseguenze sull’ambiente. Il problema dunque non è legato alle attività ma a come viene gestito il sistema. Un investimento su un territorio non può essere un problema. Se Ortona ha accettato di puntare sullo sviluppo di un porto commerciale non può pensare di mantenere alla base della propria economia l’agricoltura e il turismo. Necessario spostare il dibattito su quali sono le opportunità di sviluppo eco-compatibile. Gli imprenditori devono dare mandato a strutture come il Cism per la contrattazione mentre la politica deve incentivare il territorio».

Secondo Michele Marchioli della Cgil «è importante costruire un partenariato a cui partecipi anche l’amministrazione insieme alle diverse categorie in rappresentanza dell’intero territorio per aprire un confronto con la Regione per decidere cosa fare delle royalties».


Per Silvio Callice del Cna si potrebbe pensare di sottoporre all’Eni un progetto per la realizzazione di un modello che prenda spunto dall’ecologia-industriale, che sia economico, efficiente ed efficace. Callice: «Le proposte del Cism potrebbero essere ampliate in maniera tale da coinvolgere tutto il territorio rendendo l’insediamento un’opportunità di sviluppo sostenibile».

Un punto su cui riflettere lo ha lasciato Fabio Ciamarone del Cism che ha proposto di utilizzare le risorse per bonificare un territorio che, con o senza il centro oli, ha subito, negli ultimi anni, un graduale peggioramento dal punto di vista ambientale.