martedì 30 ottobre 2007

RICAZZ...SSIFICATORE




"OMICIDIO DOLOSO, ovvero quando c'è l'intenzione predeterminata di commettere il reato."


ORTONA POLO DEL CENTRO SUD PER L'ENERGIA TRADIZIONALE, ovvero quando già nell'estate del 2006 l'allora vice-sindaco (?) faceva scrivera a tutta pagina sul quotidiano "il Centro".

Questa "grande e innovativa" fonte di sviluppo collettivo era stata già ideata alle spalle dei cittadini a meno di un anno dalle ultime elezioni amministrative. Peccato che nelle brochure patinate del "duopolio Fratino-Di Martino" non veniva riportata nemmeno una virgola. Come dire: dei fatti che interessano il futuro di tutti è meglio che non ne parliamo! ... dovessimo perdere le elezioni proprio sul petrolio e sul rigassificatore!!!! E infatti così è stato: nessuno a parlato di queste forme di energia inquinanti e oramai considerate da tutto il mondo "intelligente" vetuste! Non ci leggete qualcosa di marcio in tutto questo? Non pensate a qualche trama che premia i faccendieri di turno e calpesta la collettività? L'idea fatevela voi, noi intanto vi riportiamo integralmente l'articolo del quotidiano abruzzese per eccellenza.

29 Agosto 2006

Il Sindaco e il vice intendono proporre al governo Prodi di inserire la città nel progetto nazionale

ENERGIA, ORTONA POLO DEL CENTRO SUD
Fiore all'occhiello sarà l'impianto di rigassificazione in mare


ORTONA. Ortona nel nuovo piano energetico nazionale come polo strategico. Il sindaco, Nicola Fratino, e il vicesindaco, Remo Di Martino, presenteranno questa idea al governo in vista dell'incontro con il Premier Prodi, e il ministro alle attività produttive Bersani, che delineeranno le linee fondamentali del piano domani 30 agosto. Secondo gli amministratori Ortona ha le caratteristiche e gli strumenti giuridici adatti per discutere la realizzazione di un rigassificatore tra le 12 e le 14 miglia dalla costa. "Con l'estrazione petrolifera a terra ed in mare, con la realizzazione del centro olii, con il deposito costiero più importante del centro adriatico, con il completamento della diga foranea e con il rigassificatore, la nostra città diventerebbe il polo energetico per il centro Italia", commenta Di Martino, "Ortona ha anche a disposizione lo strumento giuridico per la realizzazione del rigassificatore cioè la società di trasformazione urbana (Stu) creata per lo sviluppo dell'area portuale." Il rigassificatore è un impianto che permette di riportare un fluido dallo stato liquido a quello gassoso. Il gas viene trasformato in liquido per poter essere trasportato in navi cisterna e ritrasformato nello stato gassoso per essere immesso nelle condutture della rete di distribuzione. Prevista per la realizzazione di questi impianti in mare per diminuire l'impatto ambientale. "Il rilancio dell'Abruzzo passa per ortona, alla luce anche delle recenti dichiarazioni del presidente provinciale dell'associazione industriali, Silvio Di Lorenzo, che ha sottolineato come il costo dell'energia elettrica in Abruzzo sia tra i più alti d'Italia. "L'inserimento di Ortona nel Piano porterebbe indiscutibili benefici alla Regione e al centrosud", conclude Di Martino. Della questione se ne sta occupando anche il presidente della Provincia, Tommaso Coletti, che è già entrato in contatto con una grande società interessata al progetto. "In questi giorni stiamo verificando la portata di questa iniziativa e le ricadute occupazionali", afferma Coletti, "presto si terrà un incontro tra i tecnici della società, i rappresentanti della provincia e il sindaco per affrontare i nodi legati ad un progetto di questa portata che mira a risolvere il problema della carenza energetica". I risvolti occupazionali, l'impatto ambientale e le potenzialità di sviluppo dell'impianto sono al centro di uno studio voluto dallo Sdi. Sara Fabrizio



Cos'è il rigassificatore

In Rigassificatore è un impianto che permette di riportare lo stato fisico di un fluido dallo stato liquido a quello gassoso.Solitamente il gas viene trasformato in liquido per poter essere trasportato in cisterne o navi cisterna e ritrasformato nello stato aeriforme per poter essere immesso nelle condutture della rete di distribuzione.
Questo comporta la costruzione di immensi serbatoi di stoccaggio raffreddati ed ad alta pressione.

Che sostanza tratta il rigassificatore?

Il rigassificatore tratta il GNL o LNG ( Gas Naturale Liquefatto ).
Il Gas naturale liquefatto si ottiene sottoponendo il gas naturale (GN), dopo opportuni trattamenti di depurazione e disidratazione, a successive fasi di raffreddamento e condensazione. Il prodotto che ne deriva si presenta come un liquido inodore e trasparente costituito da una miscela composta prevalentemente da metano e quantità minori di etano, propano, butano ed azoto, avente una temperatura di ebollizione di circa -160°C a pressione atmosferica.
La tecnologia della liquefazione, che permette di ridurre il volume specifico del gas di 600 volte in condizioni standard, consente a costi competitivi lo stoccaggio ed il trasporto di notevoli quantità di energia in spazi considerevolmente ridotti. Il trasporto del GNL a grande distanza dal luogo di produzione avviene via mare per mezzo di navi metaniere.
La composizione e le caratteristiche del GNL variano a seconda del luogo di provenienza e del processo di liquefazione.

Esplosività

Allo stato liquido, il GNL non è esplosivo. Per avvenire un esplosione, il GNL deve prima vaporizzare e miscelarsi con l' aria in proporzioni adeguate ( il range di esplosività varia dal 5% al 15% ) e successivamente essere "innescato".

Maggiori incidenti occorsi agli impianti di GNL

Riporto anche incidenti abbastanza vecchi per fare capire la pericolosità del gas, anche se ovviamente gli impianti moderni sono più sicuri, in caso di incidente, gli effetti sarebbero uguali.

- 20 Ottobre 1944, Cleveland Ohio : 128 persone morirono e 275 feriti a seguito di un esplosione di GNL. L' esplosione incenerì un miglio quadrato di periferia di Cleveland, 79 case , 2 fattorie e 217 auto distrutte. La quantità di GNL che causò tutto questo è pari a circa il 5% della capacità dei moderni impianti.

- Febbraio 1973 New York : Durante una riparazione all' interno di un serbatoio di GNL si sprigionò un incendio che distrusse il serbatoio. 37 operai morti

- 1979, Lusby, Mariland: una fuoriuscita di GNL da una valvola di sicurezza provocò la morte di un operaio e la distruzione di una costruzione vicina.

- 1988, Boston, USA : una fuga di 30.000 galloni di gnl causò una nube di gas che , a causa della mancanza di vento, stette per ore sopra la città, fortunatamente non venne innescata l' esplosione che avrebbe provocato una strage.

- 19 Gennaio 2004 Algeria : Esplosione di un impianto GNL, 27 morti, 80 feriti dovuto ad una perdita di idrocarburi che provocò l' esplosione di uno steam boiler.

- Luglio 2004, Brussel, Belgio : 15 morti , 120 feriti, molti gravemente ustionati. L' esplosione interesso' un area di 4 miglia.

GNL, potenza distruttiva

Ma quale sarebbe la potenza esplosiva di un impianto di GNL? non ho fatto personalmente questi calcoli, ma da fonti e documenti reperiti in rete e tutti abbastanza concordanti si evince questo:

Facendo un paragone abbastanza presente nelle menti di noi tutti, 20000 m³ di GNL hanno circa la stessa potenza esplosiva della bomba atomica sganciata su Hiroshima.
La capacità dell' impianto di rigassificazione dovrebbe essere di circa 450.000 m³, l' equivalente distruttivo di svariate Bombe di Hiroshima!

( indipendentemente dalla "approssimazione" e dalla bontà dei calcoli, la nostra vicinanza al luogo dove andrà costruito l' impianto, e la capacità di stoccaggio dello stesso rendono ininfluente la verifica del suddetto paragone con Hiroshima , è comunque una grandissima potenza distruttiva)

Altre notizie reperite in rete...

  • La città di Boston recentemente si è posta il problema delle navi gassiere che riforniscono il loro impianto di GNL.Il sindaco della città ha testualmente detto "Le industrie stanno giocando alla Roulette Russa con la sicurezza dei cittadini".
    Il comandante dei Vigili del Fuoco della città ha recentemente affermato che le vittime stimate da un ipotetico incidente di GNL sarebbero circa 10.000.
  • Nel Rapporto della Commissione Energetica della California del Luglio 2003 si afferma che "Il Consiglio Comunale di Oxnard (157.000 abitanti) ha commissionato uno studio che ha considerato i rischi per la sicurezza nel caso di peggiore incidente. I cittadini di Oxnard si sono opposti al progetto dopo che lo studio ha rivelato che ci sarebbero stati fino a 70.000 morti se un incidente di GNL fosse accaduto. Nessuno dei rischi considerati includeva atti di sabotaggio o terrorismo." Lo studio, basato sull'ipotesi di una collisione con una gasiera di GNL a dieci miglia dalla costa e la conseguente rottura di tutti e cinque i contenitori, afferma che la nube di gas si sprigionerebbe per un raggio di 30 miglia ( 55 chilometri) distruggendo tutto nel suo cammino.
  • Uno studio preparato per il Pentagono nel 1982 afferma che "È probabile che se il 9 % del carico di GNL di una nave cisterna fuoriuscisse sull'acqua. [...] Si trasformerebbe in una nube o un pennacchio e si disperderebbe lungo la superficie fino a incontrare una fonte di accensione. Tale nube potrebbe in dieci/venti minuti allungarsi sottovento almeno tre miglia. Alla fine potrebbe arrivare più lontano, dalle sei fino alle dodici miglia. [...] Come un palla di fuoco potrebbe bruciare qualsiasi cosa nel suo raggio, ed il suo calore radiante potrebbe causare ustioni di terzo grado e dar vita a incendi fino a uno/due miglia di distanza dalla nube. Una palla di fuoco di GNL diffondendosi in una città può causare un'enorme quantità di incendi ed esplosioni in una vasta area. Al momento o nel prossimo futuro non c'è modo di combattere un grande incendio di GNL."
  • Secondo lo studio preparato per il Pentagono nel 1982, l'energia contenuta in una gasiera con un serbatoio di 125000 metricubi sarebbe equivalente a 55 bombe di Hiroshima prive di radiazioni.
  • "Science and Environmental Policy Project" afferma che "L'esplosione di una gasiera di GNL è simile ad un'esplosione nucleare"
  • Nel Rapporto Sandia, Guida alla analisi dei rischi ed ai problemi di sicurezza conseguenti ad una grande fuoriuscita sull'acqua di GNL Gas Naturale Liquido, stampato nel dicembre 2004, si afferma che "...le dinamiche e le conseguenze di una fuoriuscita (di GNL, ndt) e i pericoli di un tale incidente non sono ancora completamente conosciuti.", "La mancanza di informazioni sperimentali su larga scala, costringe gli studiosi a porre molte ipotesi e semplificazioni.", "È impossibile tentare di colmare alcuni di questi 'vuoti' dovuti alle limitazioni sperimentali e di calcolo.", "È evidente che la mancanza di dati disponibili su larga scala riguardo a perdite (di gas) non permette di mettere a punto modelli previsionali affidabili.". Pur considerando le suddette limitazioni il rapporto afferma: "una gasiera di LNG danneggiata da un buco di 5 metriquadri ed una fuoriuscita della durata di 8 minuti causerebbero una nuvola di vapore infiammabile che si diffonderebbe e si estenderebbe per più di 2 miglia ", "...questo dovrebbe essere convalidato da una sperimentazione concreta e reale..."
  • Alcuni filmati del US Bureau of Mines del 1969 e del 1972 mostrano che il GNL, in caso di perdita, si diffonde senza alzarsi in scie che si allumgano velocemente, che il GNL può prendere fuoco spontaneamente e che il GNL può esplodere spontaneamente.
  • Gli impianti off-shore di GNL utilizzerebbero l'acqua del mare per riscaldare il gas naturale congelato. Alcuni progetti oggi proposti utilizzerebbero 600 milioni di litri d'acqua marina al giorno; l'acqua dopo aver ricevuto un'aggiunta di cloro sarebbe rigettata in mare più fredda di 16° F (9 °C). Uno studio dell'EPA ha dimostrato che un impianto di GNL nel mare dell'Alabama distruggerebbe il 25% di pesce, granchi e gamberi.
  • 1. se il GNL fuoriesce e si incendia, l'incendio non estingue fino a che tutto il GNL e' bruciato, la temperatura e' così alta che puo' causare ustioni anche a grandi distanze

    2. se il GNL fuoriesce ma non si incendia si forma una nuvola di gas che può raggiungere anche considerevoli distanze, se la nuvola incontra una scintilla potrebbe non esplodere ma bruciare causando notevoli danni

    3. se il GNL fuoriesce e incontra l'acqua cambiando rapidamente temperatura si potrebbe avere un'esplosione

    4. se il GNL fuoriesce e forma una nuvola che non prende fuoco, il gas può creare problemi respiratori

    dal Rapporto CRS per il congresso USA del gennaio 2003





lunedì 29 ottobre 2007

INCOMPETENZA PREDETERMINATA


Ci spiace per gli asini che sono animali nobili e unici. Ci spiace per il paragone, ma la letteratura europea, incurante delle sue enormi qualità equine, attribuisce a questa splendida creatura un significato storico deteriorante per la razza umana. Chi è definito "asino" tra gli uomini, si riconosce in comportamenti da scarso quoziente intellettivo. Nulla quindi abbiamo contro questo servile animale che tanto ha dato insieme al mulo, suo parente stretto, per la crescita della nostra società nella storia.

Chi governa gli asini? Generalmente è il padrone degli asini; quello che li compra e li sfama per sfruttarli a dovere, impiegandoli in mille e una mansione. Ci possono essere gli asini mansueti o quelli schivi, ma di sicuro i padroni degli asini sono quasi sempre tutti uguali. Arroganti e presuntuosi a tal punto da infastidire qualche asino fino a farlo morire, pur di non soddisfare più ciò che il padrone gli chiedeva incessantemente. In fondo gli asini sono degli animali docili ma quando incappano in padroni più "asini" di loro si trasformano, e diventano testardi come chi li governa. Questa presa di posizione in taluni scienziati ha iniziato a stimolare lo studio sulla razza arrivando a delle conclusioni sorprendenti. L'asino, a volte, esprime più intelligenza dell'uomo! La morale del nostro breve racconto vuole quindi premiare l'asino come essere migliore dell'uomo, migliore di tutti quei padroni che con arroganza continuano a trattare gli asini come esseri insignificanti, che non meritano attenzioni e cura.

Ora provate a cercare delle similitudini con chi ci amministra: fateci sapere quante affinità riuscite a trovare. Scrivetecele perché siamo ansiosi di leggerle e di pubblicarle.

Viva la società degli asini è abbasso la società dei padroni.

BOCCHE CUCITE PER I LORO SPORCHI COMODI





Per loro sarebbe il massimo, ma per fortuna non è così! Per molto tempo non si era mai avuto il coraggio di parlare e d'intervenire. Da qualche mese a questa parte invece qualcosa è cambiato. Il popolo ascolta, si confronta e si organizza per dimostrare le proprie convinzioni e il proprio disappunto. I partiti con tutti i loro limiti hanno dato conferma anche di questo: non più la voce del popolo ma solo il tramite burocratico per favoritismi ai familiari, alle molte caste sociali e agli amici imprenditori che hanno sostenuto le loro campagne politiche-elettorali. Per fortuna oggi qualcosa continua a cambiare ad evolversi; ed allora ecco la voce della gente che si unisce trasversalmente, fregandosene di colori, simboli e partiti, pur di partecipare ad una lotta storico-sociale in grado di cambiare veramente volto alla città. E' il caso della questione del Centro Oli ENI previsto in contrada Feudo di Ortona: i cittadini hanno capito che è l'occasione storica per "prendere due piccioni
con una fava". La lotta contro un gigante industriale che in dote porta inquinamento e limitato sviluppo economico, solo alle poche e ristrette persone (a tutti note),e la lotta implacabile contro il malgoverno locale. Con questa questione nella città per fortuna si è iniziato a spargere un "germe popolare insaziabile", pronto a combattere l'ambiguità e l'immoralità sociale di molti rappresentanti istituzionali. Una lotta psicologica che pone davanti agli occhi di tutti i cittadini il metodo politico con il quale si è cercato di raggirarli, estraniandoli dalle scelte sociali e sfruttandoli solo ed esclusivamente per i consensi elettorali dei quattro/cinque soliti loschi personaggi. Un metodo costruito in più di 15 anni e che finalmente inizia ad assaggiare la propria fine. I cittadini fra breve conosceranno le verità; avranno a casa i documenti e tutte le informazioni dei fatti e degli accadimenti. Verranno informati uno per uno, famiglia per famiglia, e a nulla serviranno questa volta i pur prevedibili tentativi di ammaliamento verbale dei pochi e servili "schiavi" assoldati dal potere. Un potere che ha obbligato la città al ristagno culturale, alla crescita zero della società e alla fuga puntuale delle menti e delle personalità. Ai buffoni di corte è bastato sempre poco per accaparrarsi gli scranni desionali: mediocri spettacoli popolari, porchette e fuochi d'artificio! Oggi per fortuna, anche chi aveva in passato sostenuto la corte, inizia a capire da solo dov'é la verità: inizia a comprendere con i propri ragionamenti la vera natura di questi personaggi! A questi "coglioni infertili" gridiamo in faccia (sempre se riusciamo a trovarla) che il loro tempo è segnato. Il giro di boa presto li vedrà affondare dentro i loro sogni marci, senza che i cittadini e i loro amici servili possano alzare un dito per cercare di salvarli. Neanche i loro fedelissimi al servizio alla fine potranno fare nulla, perché già impegnati e affannati a trovare subito altre navi sulle quali salvarsi: uomini, questi, proprio degni dell'esempio dato dai loro padroni! Ci vorrebbero tutti muti, ignoranti e servili. Invece siamo tanti, uniti e senza paura. Pronti a lottare contro le mafie e il mal costume, contro chi vuole svendere la nostra terra con i ricatti e le finte visioni di sviluppo. I pochi ricchi del nostro paese sono stati sempre al potere: vi siete mai chiesti il perché? Vi siete mai chiesti come hanno fatto i ricchi del nostro paese a diventare tali? Tranne le giuste eccezioni, la maggior parte non deve ringraziare le proprie qualità professionali, ma solo i posti amministrativi che hanno usurpato all'etica politica e alle spalle dei cittadini onesti. Collusi e illusi di poter durare ancora molto! ... stiamo arrivando. Veniamo a prendervi! ... e non vi nascondete tra la folla tanto sappiamo chi siete, dove cercate asilo e quanto valete! ZERI

sabato 27 ottobre 2007

SANTA MARIA della CALIFORNIA



Siamo lieti di pubblicare una nuova mail di Maria Rita D'Orsogna, la nostra fedelissima "abruzzese DOC" residente in America. Oggi scopriamo che questa nostra amica è una ricercatrice del dipartimento di fisica e matematica presso la
California State University at Northrdige di Los Angeles. In questo suo ultimo invio ci conferma di avere scritto a tutti i membri del Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro, per cercare di sostenere la battaglia contro il futuro petrolchimico abruzzese.Vi invitiamo ancora una volta a firmare la petizione on-line da lei promossa contro l'insediamento del Centro Oli ENI di Contrada Feudo di Ortona.

www.ipetitions.com/petition/noraffineria

Cara Anita, mi chiamo Maria Rita D'Orsogna, ho 34 anni e sono un fisico qui a Los Angeles. Sono abruzzese. Le scrivo perche' vorrei sensibilizzarla su un tema che mi sta davvero a cuore e di cui forse lei sapra' l'esistenza. Vogliono aprire una raffineria ad Ortona, a pochi chilometri da Santa Maria Imbaro - un cosiddetto "centro oli" dove separare il petrolio dallo zolfo, a 500 metri dal mare. Se vuole puo' leggerne di piu' qui:

http://blackmarket.splinder.com
http://www.comitatonaturaverde.it
http://www.maurovanni.blogspot.com

Questo centro partira' piu' meno dalla contrda Feudo e con tanto di oleodotto arrivera' fino al Riccio, dove vanno i turisti (e i residenti) al mare. Sicuramente lei sapra' che le raffinerie e i Centro Oli non operano mai ad impatto ambientale zero. Ci saranno inevitabili infiltrazioni nelle falde acquifere, ci saranno particelle fini sulfuree e cancerogene immerse nell'aria e che respireremo noi. Lo zolfo e' "in assoluto" la sostanza piu' inquinante che ci sia. I nostri mari, le nostre terre verrano devastate in modo irreversibile. L'agricoltura, il vino, il turismo, il proposto parco della costa teatina - verra' tutto vanificato. Il petrolio da estrarre e' poco, ma in cambio l'equilibrio ambientale verra' totalmente scombussolato. Basti solo pensare a cosa e' successo a Gela, Falconara, Viggiano, Cremona e Manfredonia.
Da quel che sento, la gente e' contraria, ma il sindaco di Ortona, Nicola Fratino, ha dei forti interessi economici personali visto che ha delle quote nelle societa' che finanzieranno questo mostro. E cosi, si mangia tutti assieme - si sa, una mano lava l'altra. I danni ambientali pero' non li porta via nessuno. E quando diranno che sara' tutto fatto con nuove norme sicure e che e' tutto compatibile con l'agricoltura, non bisogna crederci. L'impianto sara' per togliere lo zolfo: e questo zolfo verra' messo nell'aria, puzzera' e finira' nei nostri polmoni e nel nostro cibo. Non esiste "nessuna" raffineria o Centro Oli al mondo che opera in totale rispetto dell'ambiente e tutto il nostro modo di vivere verra sacrificato.

In America, dove vivo da 10 anni non si costruiscono piu raffinerie da 30 anni, perche' e' troppo forte il legame con danni alla salute - malattie tumorali e resppiratorie in primis.


In Italia si parla tanto di ogm; questo Centro Oli ci darà molti piu veleni degli ogm, sicuramente moltissimi moltissimi di piu' delle centrali nucleari che tanto abbiamo non voluto. Mi scusi lo sfogo accorato, ma sono giorni che continuo a pensare a questa cosa, perche' davvero, il comune di Ortona non sa che mostro sta per partorire. Sto cercando, cosi da lontano, di sensibilizzare quanta piu gente posso, nella speranza che l'indignazione di noi tutti possa cambiare qualcosa. Spero che lei da scienziato possa capire la gravita' della cosa e di impegnarsi, per quanto puo', a far si che la popolazione capisca cosa ci sta per capitare.

Se lo ritiene opportuno puo' firmare una petizione online:
www.ipetitions.com/petition/noraffineria

Grazie, Maria Rita


Maria Rita D'Orsogna, PhD Assistant Professor Mathematics Department California State University at Northrdige - Los Angeles CA 91330


PRIMA CHE ... MUOIA LA LIBERTA'


Abbiamo voluto offrire il giusto spazio a parole splendide, a concetti nobili, a grida pungenti! Le parole ricevute da un navigatore solitario come commento ad un nostro vecchio post, sono da noi rispedite ancora con più forza nel web, sperando che possano arrivare davanti a quelle anime senz'anima. Speriamo che possano albergare per sempre dentro i loro occhi cechi, scolpire le loro menti ottuse, volare nei loro sogni marci. Parole che, siamo certi, non pretendono di essere da loro comprese ma che vogliono, ancora più forte, contrassegnare la loro malvagità alla storia e il loro pressapochismo alla società che malauguratamente li ha eletti come propri rappresentanti. Grazie Domenico per la tua eleganza e per la tua tenacia. Noi tutti siamo con te e con le tue parole.

Prima che
sia troppo tardi e ci ritroveremo a respirare e mangiare veleno guardando recidere impotenti ogni gambo dei nostri fiori… Noi spegneremo il nostro ultimo giorno, non la flebile speranza di fermarli.

Prima che vedremo invecchiarci accanto ai figli che non abbiamo potuto proteggere seppure avremo pietà e pena anche per i loro figli... Noi saremo ogni giorno a scrivere quei nomi infami di gente pronta a mangiare merda per arricchirsi.

Prima che un nuovo Cascella traccerà i profili della nostra costa inorridendo davanti a fumi neri e mostri d’acciaio… Noi avremo speso ogni istante della nostra vita a combattere.

Prima che un sindaco colluso ci compri ancora con fuochi d’artificio e feste da “paese dei balocchi” svendendo la terra dei nostri nonni… Noi punteremo dritti verso la polare per strapparlo via da questa terra che non è degno neppure di calpestare.

Coraggio.

giovedì 25 ottobre 2007

LIBERTA' DI SCELTA




UNA CENA PER AUTOFINANZIARE IL RICORSO AL TAR /Tribunale Amministrativo Regionale CONTRO IL PREVISTO INSEDIAMENTO DEL CENTRO OLI ENI IN CONTRADA FEUDO DI ORTONA.

Chi ci può aiutare a vendere i biglietti mi può contattare, o contattare il Comitato Natura Verde.

per acquisto 25 euro, 15 i giovani e bambini. rivolgersi a: Fabrizio Vanni - Antonio Bruni - Claudio Montebello - Luigi Tiberio - Fabrizia Arduini
I fondi raccolti, come già detto, verranno impiegati per il Ricorso al TAR contro il Centro Oli promosso dal Comitato Natura Verde, dal WWF e da Legambiente. Pensate solo per bolli e acquisizioni carte ci vogliono quasi 2.000 Euro

Per maggiori informazioni contatte il
coordinamento per la tutela della costa teatina / telefono mobile: +39 329 157 4549

www.croceviaterra.it

www.marelibero.org

mercoledì 24 ottobre 2007

LE NOSTRE ACQUE SICURE DAL PETROLIO?


IL "CASO CREMONA" CI E' STATO SOTTOLINEATO DA UN ATTENTO AMICO. Nella città lombarda vivono circa 70.000 anime e presenta un'alto sviluppo industriale. Tra esse spicca la raffineria della TAMOIL, un colosso industriale petrolchimico di 800.000 mq. A pochi anni dall'insediamento la comunità di Cremona deve riscontrare amaramente il forte inquinamento delle falde acquifere, come potete leggere dagli articoli pubblicati dalla stampa lombarda e da quella nazionale. Un tale disastro ecologico dovrebbe far riflettere chi ha votato ad Ortona nel consiglio comunale del 04/10/2007, a favore della variante urbanistica nella zona feudo che di fatto apre le porte all'insediamento Centro Oli ENI. Sappiamo benissimo le differenze tra una raffineria e un Centro Oli, ma è pur vero che la materia prima lavorata è sempre il petrolio; petrolio che verrà estratto ed il suo stesso volume preso dall'acqua. Un milione di metri cubi di acqua che ogni giorno sarà posto a stretto contatto con il petrolio e che puntualmente penetrerà nelle falde, creando in breve tempo delle falde acquifere potenzialmente inquinate dagli idrocarburi. Ciò è successo a Viggiano. Ciò è successo anche a Cremona. Propria in quest'ultima città, le analisi prodotte pochi mesi fa dall'ARPA, l'agenzia regionale per la tutela dell'ambiente, hanno rilevato gravissimi danni ambientali e pericoli nocivi alla salute dei cittadini. Vi riportiamo qui sotto delle testimonianze incredibili.



Raffineria TAMOIL
Aggiornamento inquinamento falda di Cremona 12/07/2007


Cari Amici, vi informo che ieri 11 luglio 2007 durante la conferenza stampa in Comune a Cremona sono stati resi noti i dati fino ad oggi raccolti sul gravissimo inquinamento delle acque della falda riscontrato sotto la raffineria Tamoil con una novità. In una zona a nord della Tamoil non sono stati trovati idrocarburi ma due pericolosi solventi chimici: il tricloetilene e il tetracloroetilene, composti nocivi per l'uomo e pericolosi per l'ambiente.

La notizia oggi 12 luglio 2007 compare sui quotidiani "La Cronaca", "La Provincia" (che non ha mai dato notizie dell'inquinamento in questi giorni...), "Corriere della Sera" pagine regionali della Lombardia e ne ha dato ampia notizia anche Telecolor.

Riporto i valori che sono stati dichiarati nella conferenza stampa e ripresi dal Corriere della Sera-pagine regionali:

Idrocarburi: limite consentito 350 microgrammi per litro, valore rilevato dai tecnici ARPA: 70.000 microgrammi per litro;

Benzene: limite consentito 1 microgrammo per litro, valore rilevato: 315 microgrammi per litro;

Antidetonante (MBTE): limite consentito fra i 20 e i 40 microgrammi per litro, valore rilevato: 381 microgrammi per litro;

Tetracloroetilene
(C2HCl3): limite consentito 1 microgrammo per litro, valore rilevato 503 microgrammi per litro. Si tratta di un composto utilizzato nelle lavanderia e nello sgrassaggio dei metalli. E’ una sostanza altamente nociva se assunta per via inalatoria e può determinare effetti cancerogeni irreversibili. Uno dei suoi organi bersaglio è il fegato.

Previsti da Arpa 6-7 mesi di lavoro per mettere in sicurezza la falda e 10 anni di lavoro per bonificare tutta l'area!...

Dunque sono stati confermati tutti i nostri allarmi lanciati in questi anni: i rappresentanti delle istituzioni Comune e Provincia tendono comunque a minimizzare.

Vi informo che in data 10 luglio 2007 abbiamo protocollato un esposto alla Procura della Repubblica di Cremona e, per conoscenza , alla Procura della Repubblica di Brescia. Vi allego l'esposto.

Abbiamo inoltre chiesto ufficialmente in data 11 luglio 2007 al Comune di Cremona e alla Provincia di Cremona di tenere consigli comunali e provinciali aperti ai cittadini e di costituire una commissione rappresentativa di cittadini, comitati e associazioni per tenere costantemente informata la cittadinanza.

Mentre Cremona si trova sotto questa ennesima emergenza ambientale, la Giunta del Comune di Cremona ha votato all'unanimità (tutto il centro sinistra compres PRC, i Verdi non sono in Giunta) per la nuova costituzione in giudizio presso il TAR di Brescia contro i cittadini di Spinadesco e Cavatigozzi che hanno presenttao ricorso al TAR di Brescia contro gli atti del Comune di Cremona relativi alle concessioniedilizie per la realizzazione dei capannoni dell'ampliamento dell'acciaieria Arvedi. Il Comune di Cremona ha attuato una scelta di approvazione per stralci, capannone per capannone come se si trattasse di aziende diverse in luoghi diversi, mentre tutti i capannoni approvati fanno parte di un unico progetto: quello dell'ampliamento dell'acciaieria con raddoppio-quadruplicamento della produzione.

Come si vede prosegue il doppio binario: deboli con i potenti (Raffineria Tamoil), forti con i deboli (comitati e cittadini). Per fortuna che a Cremona, in Comune e in Provincia, governa il centro sinistra...

A presto, grazie per la vostra attenzione.

Ezio Corradi
Ambiente Territorio Società
Coordinamento Comitati Noautostrade Noturbogas
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia

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Ortona ha scelto di cambiare la propria economia grazie innanzitutto agli 11 consiglieri che con una semplice alzata di mano, hanno scelto di smantellare 12 ettari di terreno agricolo consolidato a prodotto vitivinicolo DOC, per far posto ad un insediamento industriale lontano dalla zona indicata dal PRG in vigore! 11 consiglieri comunali, supportati da quasi tutti i loro partiti e da tutta la Giunta Comunale con in testa il Sindaco di Ortona (?), persona coinvolta negli interessi economici di tutta l'operazione in quanto co-proprietario di imprese portuali facenti parte del consorzio CIA che gestirà la costruzione e la sorveglianza del Centro Oli e il conseguente trasporto-spedizione del greggio estratto dai nuovi pozzi ENI siti sul territorio comunale. Non ci stancheremo mai di ricordare i nomi di questi "signori" come i PRIMI RESPONSABILI di tutto ciò!

Ecco chi con sufficienza ha scelto questo per noi:

RICCARDO DI DEO IURISCI
/ AN - Alleanza Nazionale
TOMMASO SANTORELLI /
ex AN - Alleanza Nazionale
DOMENICO DE IURE / UDC - Unione Democratica Cristiana
ALFONSO PICCINNO / PSI - PartitoSocialista Italiano
PAOLO CIERI / CD - Centro Democratico
FELICE TALONE / FI - Forza Italia
ROCCO RANALLI / FI - Forza Italia
WALTER POLIDORO / IxC - Insieme per Cambiare
TOMMASO CIERI /
IxC - Insieme per Cambiare
REMO DI MARTINO /
IxC - Insieme per Cambiare
ILARIO COCCIOLA / ex SDI - Socialisti Democratici Italiani

PER TUTTO CIO' CHE SUCCEDERA' SAPRETE A CHI RIVOLGERVI!


A CREMONA IL PETROLIO INQUINA LE FALDE ACQUIFERE



IL "CASO CREMONA" CI E' STATO SOTTOLINEATO DA UN ATTENTO AMICO. Nella città lombarda vivono circa 70.000 anime e presenta un'alto sviluppo industriale. Tra esse spicca la raffineria della TAMOIL, un colosso industriale petrolchimico di 800.000 mq. A pochi anni dall'insediamento la comunità di Cremona deve riscontrare amaramente il forte inquinamento delle falde acquifere, come potete leggere dagli articoli pubblicati dalla stampa lombarda e da quella nazionale. Un tale disastro ecologico dovrebbe far riflettere chi ha votato ad Ortona nel consiglio comunale del 04/10/2007, a favore della variante urbanistica nella zona feudo che di fatto apre le porte all'insediamento Centro Oli ENI. Sappiamo benissimo le differenze tra una raffineria e un Centro Oli, ma è pur vero che la materia prima lavorata è sempre il petrolio; petrolio che verrà estratto ed il suo stesso volume preso dall'acqua. Un milione di metri cubi di acqua che ogni giorno sarà posto a stretto contatto con il petrolio e che puntualmente penetrerà nelle falde, creando in breve tempo delle falde acquifere potenzialmente inquinate dagli idrocarburi. Ciò è successo a Viggiano. Ciò è successo anche a Cremona. Propria in quest'ultima città, le analisi prodotte
pochi mesi fa dall'ARPA, l'agenzia regionale per la tutela dell'ambiente, hanno rilevato gravissimi danni ambientali e pericoli nocivi alla salute dei cittadini. Vi riportiamo qui sotto delle testimonianze incredibili.

CASO CREMONA:
FALDA INQUINATA DA IDROCARBURI

E’ emerso dalla conferenza di servizi tra Comune, Provincia, Regione, Tamoil e Arpa. L’analisi del sottosuolo della raffineria imporrà un radicale intervento di bonifica.

La falda idrica superficiale di Cremona sarebbe inquinata da idrocarburi. Indiziata numero uno la raffineria Tamoil di Cremona. Sarà perciò necessario un radicale intervento di bonifica all’interno dell’impianto, anche al­la luce del progetto di realizzazione della nuo­va centrale di cogenera­zione che dovrà sosti­tuire ii vecchio impian­to ad olio combustibile. E’ quanto è emerso dalla conferenza di ser­vizi che si è tenuta martedì mattina in comune con la partecipazione dell’amministrazione comunale, di quella provinciale, della Re­gione, della Tamoil e dell’Arpa che ha fornito i dati più re­centi di un’approfondita attività di monitoraggio in corso da oltre un anno. Dati che, stando alle indiscrezioni emerse nella giornata di ieri, prefigu­rerebbero uno scenario più grave di quello che si sospettava, con un in­quinamento della falda superficiale collocata a 20 metri di profondità.

Se nessun rischio è possibile per l’acqua dell’acquedotto cittadino, che viene pescata a profondità superiori, il problema - di non rapida soluzione- riguarda invece i lavori che dovran­no essere realizzati all’interno dell’impianto, probabilmente più in­vasivi di quello che si sospettava originariamente, e che rischiano di far dilatare i tempi per la realizzazione della nuova centrale di cogenerazione della Tamoil. Quello che sembra certo - come ha confermato a La Cronaca il Dr.Paolo Beati dell’Arpa - è che i lavori di bonifica, una volta che l’attività di mo­nitoraggio del sottosuolo sottostante alla Tamoil sarà terminato, dovranno essere fatti secondo le prescrizioni di legge, molto più severe rispetto agli anni sessanta, quando la raffineria venne realizzata su un’area di 800mila metri quadrati. <>. Riguardo ai tempi necessari per compiere questo intervento Beati non pone una scadenza ma fa chiaramente capire che non si tratterà di un lasso di tempo breve: <>. Ieri pomeriggio il nodo legato allo stato dei terreni che si trovano sotto la raffineria è anche stato oggetto di discussione da parte del sindaco di Cremona, Gian Carlo Corada, del presidente della Provincia, Giuseppe Torchio e del consigliere regionale dei Ds, Luciano Pizzetti, impegnati in fiera per altri motivi. Il numero uno dell’amministrazio­ne provinciale, pur non sottovalutan­do la delicatezza della situazione, Si dice abbastanza tranquillo: <>. Ed ef­fettivamente, secondo quanto trapelato dalla rela­zione pre­sentata martedì dall’Arpa, i rappre­sentanti della raf­fineria si sarebbero impegnati a bonificare fimo ad una profondità di 20 metri. Ottimista anche Gian Carlo Cora­da:<>.

Quello che il primo cittadino di Cremona non dice in questo frangente - ma è comprensibile - è che, secondo quan­to risulta al quotidiano La Cronaca -il tasso di inquinamento dell’area oggetto del monitoraggio sarebbe più ac­centuato di quanto non si prevedeva in origine. Circostanza che, con tutta eviden­za, renderà ne­cessario un intervento di bonifica più radicale e più lungo di quanto si pensava all’inizio. Tanto che anche Corada, riguardo ai tempi, non si sbilancia: <>. E così, mentre la Tamoil si trova in una fase oltremodo delicata a causa del passaggio di proprietà dal gruppo petrolifero statale libico National Oil Corp al fondo d’investimento Usa Conoly Capital, capitanato dal miliar­dario Thomas J. Barrack Jr. che ha ri­levato ii 65 per cento della società per 2,6 miliardi di euro, ecco che la raffi­neria più importante del gruppo si trova ad affrontare una questione non meno importante. La nuova centrale - La nuova cen­trale termica di servizio alla raffineria Tamoil avrà una potenza massima di 50 megawatt. Abbastanza per coprire i fabbisogni energetici dell’impianto di raffinazione e quindi dismettere l’attuale centrale a gasolio altamente inquinante; e sufficiente anche per trasferire l’energia termica “cogenera­ta” nella rete del teleriscaldamento di Aem. Il programma originario pre­vede la realizza­zione dell’im­pianto entro il 2009; dal canto suo Aem ha già predisposto buo­na parte delle condutture che serviranno per l’allaccio. Allo stato – attuale queste si fermano poco oltre via I maggio, zona via Trebbia; resta da completare il passaggio sotto la ferro­via e sotto la tangenziale. Quanto all’apporto di calore per il teleriscaldamento, le previsioni più ottimistiche parlano di un incremen­to del 20% delle forniture attuali, pas­sando da 30 al 50% delle utenze citta­dine, anche se probabilmente ci si at­testerà su un più verosimile 40%. Molto dipenderà infatti da quali zone della città verranno allacciate: la rete sotterranea del calore e costituita da dorsali le cui diramazioni laterali devono ancora essere completate e ve­rosimilmente Aem darà la precedenza a quelle richieste che consentiranno di riempire i “vuoti” attualmente esi­stenti. Diverso sarà invece l’impegno economico se a fare richiesta di allac­cio saranno zone omogenee lontane dalle dorsali già esistenti.


Alessandro Rossi / La Cronaca di Cremona (giovedì 5 luglio 2007)


APPENA DUE SETTIMANE DOPO LA MAGISTRATURA INIZIA IL SUO CORSO. Tamoil, primi indagati. Task force in Procura. Il Pm Cinzia Piccioni: “Una situazione grave e molto preoccupante, bisogna trovarne la causa”.

Per l’inquinamento della Tamoil ci sono già i primi indagati dalla Procura della Repubblica di Cremona. La dottoressa Cinzia Piccioni, sostituto procuratore, non ha certo perso tempo di fronte all’allarme per la contaminazione della falda.

La magistratura, sempre criticata per la sua lentezza, questa volta è stata più rapida delle autorità preposte alla tute­la della salute pubblica che soltanto sette anni dopo l’autodenuncia da par­te della Tamoil si sono viste costrette ad ammettere tutto solo perché questo giornale (La Cronaca) ha avuto il coraggio di pubbli­care i primi terribili dati del disastro ambientale Ovviamente ce il massimo riserbo sul nome degli indagati anche se non è difficile ipotizzarli.

Ii Pm ora attende di avere ii quadro completo dei dati di inquinamento delle falde (non è più soltanto quella superficiale ad essere contaminata ma anche quella a 40 e a 70 metri). La dot­toressa Piccioni costituirà una task for­ce di tecnici ed esperti che analizze­ranno i risultati dei campioni di acqua e di terreno. Solo con il quadro com­pleto della situazione, Sara possibile evidenziare gli eventuali aspetti penali della gravissima situazione di degrado ambientale. La dottoressa Piccioni ha definito la situazione “molto preoccu­pante e grave per la tutela del patrimo­nio idrico di Cremona e per la tutela della salute di tutti i cittadini”. Il ma­gistrato ha poi dichiarato che ora è im­portante cercare di conoscere le cause della situazione prima di predisporre un piano di bonifica. La magistratura si è mossa sulla base delle notizie for­nite da “Cronaca” e di un esposto pre­sentato dal Coordinamento del Comi­tati Ambientalisti.

Nell’esposto i comitati chiedevano tra l’altro alla magistratura di appurare co­me mai simili dati emergono solo oggi, nonostante la raffineria operi sotto di­versi proprietari dal 1960, quali siano state le campagne avviate dagli Enti Locali (Provincia di Cremona, Comu­ne di Cremona, Regione Lombardia, ASL, Arpa) di analisi del suolo, dell’aria e dell’acqua e quali i risultati; considerato che già dal 2000 potevano essere svolte analisi nella Raffineria Tamoil; quali analisi sono state svolte dagli Enti Pubblici competenti e pre­posti e con quali risultati; perché i ri­sultati non sono mai stati resi pubbli­ci;quale sia la reale profondità e l’estensione raggiunta dall’inquina­mento dell’acqua della falda e dei terreni.

Tutte domande alle quali la magistra­tura cercherà di dare risposte.

Intanto dall’Arpa abbiamo appreso che la falda idrica di Cremona sotto il ter­reno su cui sorge la raffineria Tamoil, ha concentrazioni di idrocarburi nell’acqua fino a 60/70 metri di profondità da 200 a 500 volte superio­ri ai limiti di legge.

Fino ad ora le analisi sono arrivate fi­no a 70 metri, trovando tracce di in­quinamento. Si pensa che il terreno potrebbe essere compromesso anche oltre i 70 metri raggiunti fino ad ora. Inoltre a monte della Tamoil, dalle analisi effettuate dall’Arpa oltre la cinta muraria della raffineria, sono state trovare tracce di solventi chimi­ci altamente cancerogeni.

In questo caso le indagini sono solo all’inizio e i responsabili dell’Agenzia stanno ancora indagando per capire quale possa essere il soggetto respon­sabile di tale inquinamento.

Si tratta del tricloetilene, trovato in due rilevazioni con una concentrazio­ne di 17 e 34 microgrammi contro un limite di legge di 1,5 e il tetracloroetilene, trovato con una concentrazione di 500 microgrammi contro un limite di legge di 1.

­I due componenti trovati a nord della raffineria di Cremona, al di fuori del perimetro, sono solventi clorurati, una famiglia di inquinanti molto comuni, in particolar modo il PCE ( Tetracloroetilene) ed il TCE (Tricloetilene).

Tricloetilene (C2HCl3): è una sostanza nociva per via inalatoria e può determinare effetti irreversibili. Uno dei suoi organi bersaglio è il fegato

Il percloroetilene (o tetracloroetilene), per le sue caratteristiche di ottimo solvente, viene utilizza nello sgrassaggio dei metalli e in alcune attività dell’industria chimica, farmaceutica e tessile.

II percloroetilene è un solvente noci­vo per l’uomo e pericoloso per l’am­biente.

Questi composti non sono stati mai usati in raffineria, quindi provengono da lavorazioni a monte. Certamente della Tamoil è invece la contamina­zione delle falde con toluene, etilben­zene, idrocarburi vari, xilene, l’anti­detonante Mbte. In un pozzo si è tro­vato persino piombo.

Questo dimostra che l’inquinamento persiste nella storia della raffineria da tempo.

Da una decina di anni è stato messo al bando dalle benzine e sostituito co­me antidetonante da Mbte. Questo però dimostrerebbe la continuità della discesa nel terreno degli inquinan­ti.

All’interno della Tamoil sono stati scavati dall’Arpa e dalla stessa azien­da una cinquantina di pozzi piezome­trici per valutare l’inquinamento, undici sono stati scavati all’esterno mentre sono stati prelevati anche pa­recchi campioni di terreno che sono analizzati in queste ore.

Ed è proprio l’analisi del terreno esterno quello che più preoccupa: se fosse contaminato, l’unica operazione di bonifica possibile - come ieri ci ha dichiarato il dottor Fedenico Balestre­ri, esperto di medicina ambientale -sarebbe un’ampia scorticatura di qualche decina di centimetri, traspor­tando il terreno in discarica.

Un’operazione colossale sia per i costi che per i tempi. Insomma potremmo essere solo all’inizio della scoperta di un inquinamento dalle dimensioni enormi, nonostante le rassicurazioni degli amministratori locali: “è tutto sotto controllo, non c’è da essere preoccupati”, ha detto il sindaco. Purtroppo nulla è stato mai sotto con­trollo in questi anni e questo ci preoc­cupa parecchio.

Federico Centenari, Alessandro Rossi / La Cronaca, 18/07/2007


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Ortona ha scelto di cambiare la propria economia grazie innanzitutto agli 11 consiglieri che con una semplice alzata di mano, hanno scelto di smantellare 12 ettari di terreno agricolo consolidato a prodotto vitivinicolo DOC, per far posto ad un insediamento industriale lontano dalla zona indicata dal PRG in vigore! 11 consiglieri comunali, supportati da quasi tutti i loro partiti e da tutta la Giunta Comunale con in testa il Sindaco di Ortona (?), persona coinvolta negli interessi economici di tutta l'operazione in quanto co-proprietario di imprese portuali facenti parte del consorzio CIA che gestirà la costruzione e la sorveglianza del Centro Oli e il conseguente trasporto-spedizione del greggio estratto dai nuovi pozzi ENI siti sul territorio comunale. Non ci stancheremo mai di ricordare i nomi di questi "signori" come i PRIMI RESPONSABILI di tutto ciò!

Ecco chi con sufficienza ha scelto questo per noi:

RICCARDO DI DEO IURISCI
/ AN - Alleanza Nazionale
TOMMASO SANTORELLI /
ex AN - Alleanza Nazionale
DOMENICO DE IURE / UDC - Unione Democratica Cristiana
ALFONSO PICCINNO / PSI - PartitoSocialista Italiano
PAOLO CIERI / CD - Centro Democratico
FELICE TALONE / FI - Forza Italia
ROCCO RANALLI / FI - Forza Italia
WALTER POLIDORO / IxC - Insieme per Cambiare
TOMMASO CIERI /
IxC - Insieme per Cambiare
REMO DI MARTINO /
IxC - Insieme per Cambiare
ILARIO COCCIOLA / ex SDI - Socialisti Democratici Italiani

PER TUTTO CIO' CHE SUCCEDERA' SAPRETE A CHI RIVOLGERVI!


lunedì 22 ottobre 2007

UN FORTE NO D'OLTRE OCEANO


Siamo lieti di aver ricevuto una mail (che pubblichiamo qui sotto integralmente) da Maria Rita D'Orsogna, una gentilissima "abruzzese DOC" residente in America. Nel ringraziarla pubblicamente per i concetti espressi dalle sue puntuali parole, ci preme sottolineare il suo nobilissimo esempio che da così lontano la rende parte attiva della lotta sociale che ha investito la nostra comunità con "l'affare" Centro Oli Eni di Contrada Feudo di Ortona. Per questo vi invitiamo a firmare una ennesima petizione, questa volta on-line, da lei lanciata.

Caro Mauro,
grazie a te dell'email e del blog che non conoscevo. Scusa se non ti ho risposto prima ma sono in canada per lavoro e mi sono potuta loggare qui solo oggi. Come avrai letto dal Severgnini, forse sai che non vivo piu in abruzzo. pero' quando ho saputo di questa cosa mi e' ribollito il sangue e ho deciso che dovevo fare tutto quello che potevo per sensibiilizzare quanta piu gente potevo e per bussare a quante piu porte potevo. Anche se non vivo piu in abruzzo, il mio cuore e' sempre li e sono sempre abruzzese: testarda prima di tutto. per cui, veramente questa cosa la prendo come una missione e non risparmiero' energia alcuna. Mi dici quali sono gli ultimi sviluppi? e cosa si puo fare, attivamente? (aprire una causa? non so le vie legali da seguire). Ho cercato di scrivere a quanta piu gente potevo, piccoli e grandi (le iene, alfonso pecoraro scanio, report, mimanda raitre, dacia maraini che viene in abruzzo in vacanza e pure al nostro arcivescovo -che magari possa dire qualcosa di utile oltre a divorzio/gayrights/eutanasia oltre che a tutti gli amici che ho da quelle parti). Se hai altre idee dimmi. voglio anche contattare il centro dell'abruzzo.
Intanto, ho chiesto un po a quelli del sito www.comitatonaturaverde.it che mi hanno detto che non avevano un a petizione online e l'ho aperta io. Il sito al quale collegarsi e' il seguente:

http://www.ipetitions.com/petition/noraffineria/

Se vuoi firmarla e metterla sul tuoi blog sarei felicissima. Ti pregeherei di mettere nome e cognome, e se non vuoi che il tuo nome appaia visibile a tutti basta che clicchi la casella "segnami come anonimo". Se pensi che il tsto debba essere in qualche modo cambiato, fammi sapere. Di nuovo, teniamoci in contatto, e cerchiamo di fare del nostro meglio perche' questo scempio sia evitato. Grazie!

Maria Rita D'Orsogna

Questo e' il testo della petizione:

Gentile Giunta Comunale di Ortona, i cittadini qui elencati chiedono a voce alta e ferma che la proposta raffineria Eni di Ortona non venga realizzata. Noi amiamo la nostra terra. Non esiste nessuna tecnologia moderna per creare raffiniere ad impatto ambientale zero e lo zolfo che dovra' essere separato dal poco petrolio che c'e' e' la sostanza piu' inquinante in assoluto che esista. Lo zolfo forma particelle fini che inevitabilmente respireremo, mangeremo e lasceremo ai nostri figli per gli anni a venire, anche dopo la fine del petrolio. Qui ci sono di mezzo i nostri campi, l'acqua che beviamo, i nostri vini, il nostro turismo, la nostra pesca, i nostri mari e la vita di tutte le persone impiegate in questi settori. Non vogliamo diventare un'altra Gela, un'altra Falconara, un'altra Manfredonia, un'altra Viggiano. Vi preghiamo di amare anche voi questo nostro Abruzzo e di pensare non con il portafoglio ma con la voce della coscienza, della mente e del cuore.

No alla raffineria!

sabato 20 ottobre 2007

La legge LEVI-PRODI e la fine della Rete


dal BLOG www.beppegrillo.it

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”. Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.

Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a: levi_r@camera.it

dal SITO www.corriere.it

Palazzo Chigi: niente censura, regole uguali per stampa e giornali online
«Registro per blog e siti internet» Spunta un ddl con i limiti. Prc, Rnp e Verdi contro, rivolta nel web. Grillo: no al bavaglio governativo

MILANO — «Non finiscono mai di provarci — scrive Valentino Spataro, su civile.it —. Potessero, chiederebbero la carta d'identità a chiunque parli in pubblico». E Paolo De Andreis, su «Punto informatico»: «Questo disegno di legge è un errore macroscopico, frutto di ostinata ignoranza. Ma nessuno glielo contesterà». Sbagliava, almeno su questo punto, perché a difendere i diritti di Internet è scesa in campo la corazzata dei blog, Beppe Grillo. Con un post dei suoi, lapidario e apocalittico, che denuncia «il bavaglio dell'informazione» e annuncia «la fine della rete», nonché un suo eventuale trasloco «in uno Stato democratico».

A difendere il provvedimento sull'editoria licenziato in sordina il 12 ottobre dal Consiglio dei ministri, è dovuto intervenire Ricardo Franco Levi. Che ha scritto a Grillo: «Non vogliamo tappare la bocca di nessuno». Ma, viste le reazioni, difficilmente il Parlamento varerà la legge così com'è. La temuta museruola sarebbe occultata nell'articolo 7 del ddl, che prevede l'iscrizione al Roc, registro degli operatori di comunicazione, per chi svolge «attività editoriale su Internet ». Cioè (art. 5) ogni attività di «realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali... anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative». Quanto basta per infiammare la blogosfera. Si potrebbe obiettare che la registrazione è una formalità burocratica — fastidiosa quanto si vuole — ma ininfluente. Se non fosse che l'iscrizione «rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sui reati a mezzo stampa». Nel senso che blog e siti dovrebbero avere un editore e un direttore responsabile che risponderebbero di diffamazione a mezzo stampa (quindi aggravata). Di qui, secondo Grillo, «il rischio galera», perché i blogger risponderebbero per «omesso controllo» anche dei commenti. Franco Levi prova a rassicurare: «Vogliamo solo regolamentare il settore».

Quanto all'obbligo di registrazione, «non pensiamo al ragazzo che fa un proprio sito o blog», ma a «un vero e proprio prodotto editoriale ». Levi ammette che «la distinzione è sottile», ma appunto per questo sarà affidata al Garante per le comunicazioni. Il quale però, nella persona di Nicola D'Angelo, gela tutti: «Attenti o finirà che i blog si faranno dall'estero». Quanto alla responsabilità, spiega Levi, «le stesse regole che valgono per i giornali stampati devono valere per quelli online». Replica di Grillo: «È un perfetto paraculo prodiano». Antonio Di Pietro, fiutato il rischio impopolarità, si è precipitato a seguire le orme di Grillo. Scusandosi dal suo blog per non aver «intercettato» il disegno di legge, che pure ha firmato, e annunciando la sua contrarietà allo stesso, «a costo di mettere in discussione l'appoggio al governo». Altri stop arrivano da Verdi, Rifondazione e Rosa nel Pugno. Tra i blogger lo sconcerto e la rabbia montano e scatta perfino una petizione con 600 firme in un giorno. Massimo Mantellini ( Manteblog) parla dell'Italia come di «una landa tecnologicamente depressa». E Giuseppe Granieri, autore del libro «Blog generation » di «una norma inapplicabile e pericolosa che va contro la grammatica della rete, aperta alla libera interazione». Roberto D'Agostino ( Dagospia) è indignato: «Neanche in Cina c'è una legge così. Questo è un Paese dove i giornalisti possono finire ancora in galera per diffamazione. Io ho ricevuto decine di querele per diffamazione e vengo già equiparato a un editore». Luca Sofri ( Wittgenstein): «Diffido dagli eccessivi allarmismi di chi vede i blogger in galera, ma queste regole rigide sono una sciocchezza. I reati devono essere puniti ovunque siano commessi, in strada, sui giornali o sui blog. Detto questo, già ora non c'è affatto licenza di diffamazione in rete».

Alessandro Trovino / 20 ottobre 2007

venerdì 19 ottobre 2007

Da MODICA a ORTONA: similitudini territoriali


INNOVAZIONE TECNOLOGICA E AMBIENTE PER UN NUOVO PROGETTO INDUSTRIALE CONTRO LE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE

Articolo gentilmente segnalato da Antonio "Tonino" VANNI


La conferenza mondiale sul clima di qualche anno fa ha dimostrato che il processo di riscaldamento globale, provocato soprattutto dai consumi crescenti di petrolio e di altre fonti fossili, non è più soltanto una minaccia ma sta già producendo effetti drammatici. Senza interventi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, gli effetti dei cambiamenti climatici andranno aumentando nel tempo, con accelerazione dei processi di desertificazione e abbandono delle colture mancanza di acqua, aumento dei fenomeni climatici estremi. Appare logico che bisogna andare verso il superamento del carbone e del petrolio e verso nuove strade tutt’altro che futuribili: quelle che riducono i consumi e migliorano l’efficienza energetica nei trasporti, nell’industria, nel settore residenziale. Scommettere sulle alternative al petrolio richiede di promuovere la ricerca, l’innovazione; un’economia meno “petrolio-dipendente” è un’economia più moderna. Occorre promuovere un modello alternativo che sia capace di disegnare una prospettiva di sviluppo fondata su risparmio energetico e su fonti rinnovabili, di rilanciare innovazione e ricerca per farci uscire dall’economia del petrolio e costruire un futuro più sicuro, pulito, moderno.
Purtroppo questa visione del futuro, già tracciata e fatta propria dall’Unione Europea non abita in provincia di Ragusa dove alcuni vedono di buon grado le trivellazioni per la produzione di idrocarburi liquidi e gassosi. Per fortuna assieme agli ambientalisti già si levano le opposizioni alle trivellazioni di importanti categorie economiche che vedono nel rispetto della natura e del territorio il loro futuro. Lo sfruttamento del petrolio è infatti un’attività definita ad alto impatto ambientale: occupazione del suolo (postazioni di estrazione, centro oli, reti di trasporto), emissioni in atmosfera e al suolo (principalmente centro oli), rischio di incidenti che per quanto possa essere limitato non può mai essere eliminato (reti, pozzi, centro oli), rischio idrologico (l’attività di perforazione spesso comporta l’attraversamento di acquiferi sotterranei che forniscono acqua per usi potabili e che potrebbero essere contaminati). L’attività di estrazione può dare qualche vantaggio occupazionale, (si creerebbe un posto di lavoro per ogni 13 milioni di € spesi, nel caso dell’occupazione diretta, ed uno per ogni milione se si considera l’occupazione indiretta. Queste cifre non sono certo espressione di un ritorno occupazionale importante; dati forniti dalla Shell e dalla BP mostrano che l’industria solare produce, a parità di investimento, un numero di occupati maggiore di sei volte rispetto all’industria petrolifera. Uno studio della BP mostra che un investimento di 450 milioni di € in una grande industria solare produrrebbe circa 3000 posti di lavoro, ad un costo di circa 150 mila € per ogni posto di lavoro creato. Uno studio dell’IZI per conto del WWF Italia, stima che il settore delle aree protette garantisce l’impiego di un lavoratore con una spesa di circa 25/40.000 €, che raffrontato con il rapporto occupazione/investimento delle attività petrolifere, rende bene la misura di quale scelta possa essere più conveniente per creare nuovo e duraturo lavoro), ma molto maggiori sono gli aspetti negativi derivanti dalla prevedibile riduzione di qualità, di immagine e di mercato di settori importanti e decisivi (agroalimentare, sistema ambientale, turismo). E poi chi risarcirà gli agricoltori, non solo dei terreni da espropriare per una serie di opere infrastrutturali, ma soprattutto per i danni di immagine, perchè non crediamo che mettere vicino a una bottiglia di vino DOC o a un formaggio Dop o ad un’azienda agrituristica della Val di Noto l’immagine dei pozzi petroliferi è una cosa che invoglia il consumatore a comprare il prodotto di quella zona”. Cosa dire poi della compatibilità del Parco degli Iblei con le attività minerarie previste? Un’ infrastrutturazione della val di Noto come un campo petrolifero, con i suoi pozzi, i suoi centri di pretrattamento del greggio, gli oleodotti e le condotte di collegamento, minano infatti alla base l’immagine di un parco prima ancora della sua nascita, rendendolo poco attraente per chi cerca invece natura "incontaminata" e prodotti sani e genuini.E’ veramente utopico pensare di rendere compatibili tali valori con uno sfruttamento indiscriminato del territorio che sottrae aree boschive, che turba il corso delle sorgenti, che appesta l’aria facendo fuggire uomini e animali. Ed è altrettanto insensato pensare che possano convivere animali selvaggi, le mandrie di vacche, le greggi di pecore, il dedalo di aziende rurali significative anche per le qualità architettoniche, con le esplosioni innescate dalle ricerche petrolifere, con la costruzione di strade e piattaforme che frammentano la continuità del territorio, con le torri di estrazione che illuminano a giorno le notti silenti e stellate degli Iblei.
Sicuramente non si può vivere solo di turismo e agricoltura, anche se nel sud della Spagna ci riescono, ma ci vuole una solida base industriale. Visto che siamo nel paese del sole, il luogo in Europa con la maggiore quantità di energia solare sarebbe molto intelligente scommettere su un’industria elettromeccanica legata alle fonti rinnovabili. Abbiamo conoscenze, un’imprenditoria vivace e siamo nel mezzo del Mediterraneo, luogo deputato ad accogliere impianti di produzione di energia rinnovabile. La dimostrazione che si può è data da un’impresa di Agrigento che ha investito sulla produzione nazionale di generatori eolici e che andrà ad occupare 100 persone solo nel diretto, nella zona industriale di Porto Empedocle. Invece di correre dietro al primo venuto che propone di utilizzare le nostre risorse dandoci il classico piatto di lenticchie (l’utilizzazione della risorsa petrolifera è essenzialmente a beneficio delle compagnie multinazionali del petrolio), i politici locali (sindaci in particolare), farebbero bene a pensare nei loro territori ad un progetto di sviluppo industriale basato sulla produzione di impianti e componenti per il solare fotovoltaico e termico, l’eolico soprattutto il mini, e le biomasse, su sistemi di risparmio energetico in edilizia, e su tutto ciò che va nella direzione di un’economia sostenibile. Infatti la fonte petrolifera è destinata nel breve- medio termine ad essere sostituita da altre fonti energetiche, come attestano le varie stime degli esperti e l’aumento della ricerca delle stesse compagnie petrolifere verso il settore delle energie rinnovabili. Il mondo purtroppo, causa i disastri ambientali dovuti all’effetto serra, deve andare in questa direzione, e il treno non passa tutti i giorni.

Notte Bianca Modica

mercoledì 17 ottobre 2007

IL CORAGGIO delle NOSTRE AZIONI !


La vita degli ortonesi e dei cittadini dei territori limitrofi cambierà in peggio! Questo è accertato! I documenti presentati dall'ENI, cioè scritti dai responsabili del progetto interni all'azienda, le statistiche e le testimonianze della gente che è costretta a vivere nei pressi di industrie del settore petrolchimico simili a quella che vogliono regalarci qui a Ortona, ci dicono esplicitamente che l'insediamento del Centro Oli ENI, previsto in Contrada Feudo, vincolerà negativamente il nostro futuro nei prossimi 100 anni! Ortona cambierà per la pessima qualità della vita, per l'azzeramento delle potenzialità del lavoro agricolo, turistico e commerciale, per l'insalubrità dell'aria, dell'acqua e del mare con le conseguenti ricadute sulla salute di tutti cittadini, nessuno escluso! Ortona ha scelto di cambiare grazie innanzitutto agli 11 consiglieri che con una semplice alzata di mano, hanno scelto di smantellare 12 ettari di terreno agricolo consolidato a prodotto vitivinicolo DOC, per far posto ad un insediamento industriale lontano dalla zona indicata dal PRG in vigore! 11 consiglieri comunali, supportati da quasi tutti i loro partiti e da tutta la Giunta Comunale, che non ci stancheremo mai di ricordare come i PRIMI RESPONSABILI di tutto ciò:

Ecco chi con sufficienza ha scelto questo per noi:

RICCARDO DI DEO IURISCI
/ AN - Alleanza Nazionale
TOMMASO SANTORELLI /
ex AN - Alleanza Nazionale
DOMENICO DE IURE / UDC - Unione Democratica Cristiana
ALFONSO PICCINNO / PSI - PartitoSocialista Italiano
PAOLO CIERI / CD - Centro Democratico
FELICE TALONE / FI - Forza Italia
ROCCO RANALLI / FI - Forza Italia
WALTER POLIDORO / IxC - Insieme per Cambiare
TOMMASO CIERI /
IxC - Insieme per Cambiare
REMO DI MARTINO /
IxC - Insieme per Cambiare
ILARIO COCCIOLA / ex SDI - Socialisti Democratici Italiani

PER TUTTO CIO' CHE SUCCEDERA' SAPRETE A CHI RIVOLGERVI!


Assodate le responsabilità da oggi, dalle pagine del nostro BLOG, inizia una campagna di comunicazione che mira a far conoscere a tutti, in special modo alle famiglie residenti nelle campagne, i fatti, il loro reale sviluppo, e i nomi dei responsabili ai vari livelli
istituzionali che hanno concesso i permessi necessari all'insediamento del Centro Oli ENI. Una campagna che non avrà sosta fino a quando tutte le famiglie di Ortona, di Francavilla al Mare, di Miglianico, di Tollo, di Crecchio, di Canosa Sannita, di Orsogna, di Arielli, di Poggio Fiorito, di Guastameroli, di Castel Frentano, di Lanciano, di San Vito Chietino e di Fossacesia saranno coscenti dei reali pericoli ambientali e dei limiti economici-occupazionali che questa tipologia di insediamento industriale porta con se! UNA ad UNA, nuclei famigliari contattati e incontrati dai volontari che vorranno far parte di questa "CROCIATA" per la TERRA d'ABRUZZO! Un vero e proprio "movimento pacifico" che nel rispetto della legalità, si batterà per lo stato di diritto degli Agricoltori e dei cittadini in genere! Una lenta e ficcante invasione di notizie, dati, testimonianze, conferenze e incontri che mireranno alla conoscenza delle problematiche ambientali e occupazionali che un colosso industriale del genere porterà dietro di se! Presto sarà attivo un sito per permettere a chiunque di iscriversi e di prendere visione del progetto! Se ami la tua terra non puoi non farne parte!!

SEMPRE + VIVI, SEMPRE + UNITI!!!!