venerdì 16 maggio 2008

STUDIARE PER CRESCERE E PER NON IMPROVVISARE UNA FINTA CRESCITA




Non si smette mai di apprendere! Mai quando l'intelligenza spinge la curiosità del sapere; mai quando l'attaccamento al proprio territorio è pari alla passione dei cittadini che si battono civilmente per il rispetto di questioni sociali.

Non è questo il caso però di chi oggi amministra Ortona: hanno dichiarato pubblicamente che Ortona e il suo porto dal dopo guerra ad oggi si sono sviluppate principalmente per il settore economico petrolifero (AGIP). Gli amministratori cittadini continuano testardamente a non voler ascoltare ciò che il mondo civile, agricolo, culturale, medico-universitario ripetono da più di un anno per scongiurare l'insediamento del petrolchimico di Contrada Feudo. La maggioranza risicata del consiglio comunale aveva aperto le porte all'ENI con una seduta-farsa del 4 ottobre 2007 ma tutto il popolo abruzzese è sceso in piazza per far sentire ai molto ottusi di turno qual'è il pensiero di chi ha a cuore sul serio il territorio, di chi ha capito le potenzialità del luogo dove si è nati e cresciuti, di chi tiene alla salute dei propri conterranei. Oggi leggiamo che i soliti scaltri e senz'anima della politica locale vogliono gemellarsi con città vicine alla nostra storia proponendo il vino locale come biglietto da visita o persino come moneta di scambio!!! A questi ambigui personaggi consigliamo di leggere e di studiare che cos'è oggi il Marketing Territoriale, come si dovrebbe vendere il nome di una città e quali sono le metodologie economiche stabilite da ricercatori e università di tutto il mondo. STUDIARE PER CRESCERE E PER NON IMPROVVISARE UNA FINTA CRESCITA.

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Marketing territoriale
(o geomarketing)

Significa sfruttare caratteristiche espresse o latenti di un sistema locale nell'era della globalizzazione; in altre parole, ha lo scopo di formulare una strategia di Marketing in base alle caratteristiche tipiche di un determinato contesto territoriale.


Le fasi di una strategia di marketing territoriale sono tre:

1. Individuare le tipicità del territorio oggetto di analisi. 2. Definire e implementare una strategia di marketing sulla base delle variabili territoriali identificate. 3. Monitorare i risultati ed eventualmente modificare la strategia implementata in base ai feedback prodotti dalla strategia stessa.

Altro concetto molto importante afferente al marketing territoriale è la costituzione del Marchio d'Area, definito come l’individuazione di un’area territoriale che si impegna a progettare e realizzare una rete di servizi, sia pubblici che privati, tra loro omogenei, coordinati e complementari, non sovrapponibili e non concorrenziali. In specifico, il Marchio d'Area si riferisce ad una precisa area geografica, che si identifica in alcune caratteristiche che la rendono tipica. In tal senso, la definizione di un MdA presuppone l’identificazione chiara delle tipicità del territorio oggetto dell'analisi e le conseguenti azioni su tale territorio attuate in base alle sue tipicità al fine di valorizzare i vantaggi competitivi territoriali tipici di tale area.

Tutto ciò per valorizzare le potenzialità di sviluppo e a incentivare l'imprenditorialità del territorio attraverso regole di marketing, sopratutto con l'aiuto della tecnologia: informatica e web.

Oggi anche le aree geografiche sono in competizione fra loro. Spesso anche in televisione vediamo campagne pubblicitarie dedicate a regioni specifiche o a zone come la Sicilia o l'Emilia Romagna, centri balneari come il Lido di Iesolo o Rimini, come l'Egitto o la Spagna.

Come le aziende oggi anche i territori sono in competizione tra loro, sono soggetti economici. E come le aziende hanno bisogno di web marketing: il web marketing territoriale. Un strategia territoriale ad hoc: studiato appositamente per promuovere le realtà geografiche.

Uno dei maggiori problemi è naturalmente l'accordo fra le parti
e la comprensione dei vantaggi/ svantaggi che ne derivano per tutti.

L'accordo va fatto tra le FORZE POLITICHE,
le FORZE DELL'ORDINE, i GESTORI dei SERVIZI, l'IMPRENDITORIA LOCALE e i CITTADINI.

Il marketing territoriale quindi si pone come " l'insieme degli strumenti per le promozioni del prodotto del territorio" attraverso una comunicazione capace di valorizzarne le potenzialità di sviluppo e le caratteristiche socioeconomiche e ambientali e di incentivare l'imprenditorialità locale, nazionale ed estera. Affinchè il marketing territoriale sia davvero efficace è essenziale che venga individuata un' AGENZIA, che se ne occupi. Inoltre serve definire il tipo di CICLO DEL MARKETING da seguire, in modo particolare per quel che riguarda la definizione dell'area e del giusto MIX degli elementi.

Il MIX degli elementi deriva da una serie di attività di analisi e di supporto:
analisi delle problematiche e delle potenzialità a scala territoriale; differenziata (comune, provincia, regione, nazione); supporto alla programmazione e gestione di iinterventi di carattere ambientale (disponbilità e e qualità dei fattori di localizzazione e fattori per miglioramenti); realizzazione di pacchetti localizzativi e monitoraggio (contratti d'area, patti territoriali); analisi dei distretti industriali.

Il web è uno dei migliori mezzi di comunicazione che conosciamo per affrontare le tematiche del marketing territoriale, nella fase in cui si decidono i mezzi della campagna pubblicitaria e informatica. Dal punto di vista del ciclo del marketing è uno degli ultimi passaggi (del marketing) che tuttavia, in questi ultimi anni (sopratutto grazie agli studi americani e agli sperimenti eseguiti sul campo) è divenuto di importanza vitale. Riteniamo infatti che sia prioritario (dal punto di vista economico del ritorno degli investimenti) in quanto globale. Anche l'Italia ha un portale del turismo tutto suo.

Il marketing territoriale "urbano"

Secondo alcune analisi effettuate sul campo sono sopratutto le città ad avvantaggiarsi del marketig territoriale. Non a caso parliamo di marketing urbano. Anche le città come le aziende imparano a comunicare per promuovere se stesse. La comunicazione è diretta sia all'esterno (per attirare tutisti e visitatatori), sia all'interno per rafforzare il senso di appartenzenza al luogo. Anche i cittadini possono promuovere la propria città e comunicare all'esterno un immagine vincente.

Dario Fo - mentre parla di Paolo Rossi (e cita la sua città natale) - Non sai come è triste vivere a Venezia perchè non siete mai andati a Monfalcone" (nota del redattore di questo articolo - io ci sono nato e concordo con Dario Fo, oggi infatti vivo a Rimini!).

Gli strumenti a disposizione per promuovere una città sono svariati:
un esempio è stato TORINO con le olimpiadi invernali del 2006.

Riassumendo per marketing territoriale si intende quella attività di marketing che ha come oggetto lo sviluppo di un territorio. In seguito alla globalizzazione dell’economia e all’apertura dei mercati mondiali, la competizione economica non si svolge più tra soggetti ma tra territori: il territorio diventa così un soggetto economico che opera in un ambiente altamente competitivo. I territori devono imparare a stare nel mercato globale, a utilizzare un linguaggio veloce e comunicativo: comunicare le ricchezze di un territorio, le sue vocazioni imprenditoriali, le opportunità localizzative, le possibilità di business sono gli strumenti che consentono di stimolare lo sviluppo economico sostenendo la nascita di imprese locali e attraendo i capitali esterni al territorio. Il Marketing territoriale si pone come uno strumento di promozione del territorio e di stimolo allo sviluppo locale. Saper comunicare è saper guidare lo sviluppo del territorio in modo coerente con le professionalità locali, in modo da valorizzare i carismi del territorio e di incentivare l’imprenditorialità.



mercoledì 14 maggio 2008

ORTONA NECESSITA DI UOMINI SIMILI



Perchè ad Ortona la stampa o gli scrittori (tranne nei blog) non hanno mai il coraggio di fare nomi e cognomi? Perché i giornalisti non hanno stimoli nell'indagare le notizie di sentore popolare senza mai cercare conferme ai molti dubbi che una classe dirigente ambigua semina senza nessun pudore morale oramai da troppo tempo? Perchè possiamo solo prendere esempio dagli altri e mai essere esempio per una volta?


Lirio Abbate e Peter Gomez hanno scritto un libro: “I complici”. Abbate è sotto scorta. Non per essere protetto dalla mafia, ma per sfuggire agli intoccabili. Ha fatto troppi nomi e cognomi di politici, parlamentari, funzionari dello Stato. Quelli che in galera non ci vanno mai.
Riprendo alcune righe dall’introduzione del libro: “Quando i giornali (pochi) e i cittadini scoprono, con ritardo di anni rispetto agli uomini del Palazzo, i nomi di parlamentari, deputati regionali, ministri, assessori, sindaci che frequentano o hanno frequentato non occasionalmente boss e condannati per fatti di mafia, la reazione dei loro colleghi è zero. O meglio una c’è: si grida al complotto. Il principio di elementare prudenza che porta, nelle democrazie mature, ad escludere ed emarginare chi ha amicizie discutibili in Italia non scatta mai”.

La mafia in 15 anni è passata dalla stagione delle bombe a quella della pax sociale. Dal 1992 ad oggi i boss sono finiti in carcere con una certa regolarità. Ogni due/tre anni una cattura del boss dei boss. Nel frattempo i politici inquisiti sono rimasti sempre in libertà. Paolo Borsellino disse: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. E così fu, ma l’accordo firmato all’inizio degli anni ’90 tra mafia e una parte della politica non deve essere molto favorevole alle famiglie mafiose. A loro il carcere duro, agli altri ville, belle donne, Dom Perignon e passerelle televisive. E quando finiranno le famiglie? Forse è ora che la mafia riveda il contratto e cambi alcune clausole. Non è tollerabile che il mafioso, dopo aver rischiato la vita e essersi esposto in prima persona, finisca in carcere per anni, mentre il politico la fa sempre franca. Ai politici pregiudicati e prescritti il Parlamento, ai mafiosi, se va bene, l'Ucciardone.


I COMPLICI - Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano: da Corleone al Parlamento - di LIRIO ABBATE e PETER GOMEZ

Fin troppo facile citare Tomasi di Lampedusa. Ma non c'è niente da fare: nella Sicilia del potere è sempre stagione di gattopardi, con stili diversi e obiettivi identici: cambiare tutto perché nulla cambi. Questo è anche il capolavoro di Bernardo Provenzano, che con la sua cattura ha trasmesso l'immagine di una mafia sconfitta garantendo invece a Cosa nostra il passaporto per il futuro.

Quale sia il progetto dell'ultimo padrino lo spiega un volume uscita alla fine del 2007 dall'editore romano Fazi, "I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento": una grande zona grigia che fonde e confonde tutto, destra e sinistra, imprenditoria e pubblica amministrazione, mafia e antimafia. Peter Gomez, inviato de "L'espresso", e Lirio Abbate, cronista dell'Ansa di Palermo, raccontano i protagonisti di questo magma, che avanza sottoterra, senza eruzioni esplosive che attraggano l'attenzione della cosìdetta società civile. Cosidetta perché nei piani del boss c'è anche l'infiltrazione nell'antimafia militante, la ricerca di collusioni nei partiti di sinistra, l'ossessione per il mimetismo che renda
Cosa nostra una Cosa nuova, capace di restare protagonista senza mai apparire. Il laboratorio di questa rivoluzione invisibile è Villabate: una città dove gli emissari di Provenzano parlavano con esponenti di primo piano della politica nazionale. Il personaggio al centro della famiglia di Villabate, Nino Mandalà, ha ricevuto un altro ordine di cattura la scorsa settimana.

Ecco uno stralcio dal libro "I complici".


Enrico tu sai da dove vengo e che cosa ero con tuo padre. Io sono mafioso come tuo padre, perché con tuo padre me ne andavo a cercare i voti vicino a Villalba da Turiddu Malta che era il capomafia di Vallelunga. Ora (lui) non c'è (più), ma lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso.».

Una frase del genere, anche loro che per lavoro erano abituati ad ascoltare ogni giorno ore e ore d'intercettazioni, non l'avevano mai sentita. Sembravano le parole di un film. Dentro c'era tutto: la minaccia - «io sono mafioso» - il ricatto - «lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso» - i riferimenti ai capi storici di Cosa Nostra - Turiddu Malta, capofamiglia liberato dal carcere nel '43 dagli americani - e la politica.

Sì, la politica. Quella con la P maiuscola, perché Enrico era il figlio del
senatore fanfaniano Giuseppe La Loggia: era Enrico La Loggia, dal 1996 al 2001 capogruppo di Forza Italia al Senato e poi ministro degli Affari Regionali nel governo Berlusconi.

Ma a pronunciare quelle parole non era stato un attore: a scandirle con voce forte e chiara era stato, appena un mese prima di finire in manette, l'avvocato Nino Mandalà.

È il 4 maggio 1998. Quel giorno il boss di Villabate sale, verso le 11 del mattino, sulla Mercedes turbodiesel di un uomo d'onore grande e grosso, dalla folta barba scura. È l'auto di Simone Castello, l'imprenditore che, fin dagli anni Ottanta, per conto di Provenzano recapita i suoi pizzini in tutta la Sicilia. I carabinieri l'hanno imbottita di microspie perché sanno che parlare con Castello significa parlare direttamente con l'ultimo Padrino.

Mandalà è su di giri. Le elezioni amministrative sono alle porte, nel direttivo provinciale di Forza Italia di cui fa parte c'è fermento, le riunioni per preparare la lista dei candidati si succedono alle riunioni. Gaspare Giudice lo ha consultato per trovare un uomo da presentare per la corsa al consiglio provinciale a Misilmeri, un paesino a pochi chilometri da Villabate. Lui gli ha fornito un nome: all'ultimo momento però l'accordo è saltato, perché Renato Schifani, neoeletto senatore nel collegio di Corleone, «ha preteso, giustamente, che il candidato di Misilmeri alla
provincia fosse suo, visto che Gaspare Giudice ne aveva già quattro», spiega Nino a Simone. (...)

La sua prima piccola rivincita, Nino, se l'è comunque già presa. Il candidato proposto da Schifani si è presentato in paese ma è stato respinto in malo modo. Ridendo, Mandalà racconta di avergli detto a brutto muso: «Caro mio io non do indicazioni a nessuno, non mi carico nessuno, Misilmeri non è Villabate, è inutile che vieni da me. Di voti qui non ce n'è per nessuno.».

La dura reazione del capomafia ha preoccupato i vertici di Forza Italia, tanto che Gaspare Giudice lo ha immediatamente chiamato: «Mi ha telefonato dicendo che stamattina a casa di Enrico La Loggia c'è stata una riunione. (C'erano) La Loggia, Schifani, Giovanni Mercadante (l'allora capogruppo di Forza Italia in Comune a Palermo, arrestato per mafia nel 2006) e Dore Misuraca, l'assessore regionale agli Enti Locali. (Giudice mi ha raccontato che) Schifani disse a La Loggia: «Senti Enrico, dovresti telefonare a Nino Mandalà, perché ha detto che a Villabate Gaspare Giudice non ci deve mettere più piede. e quindi c'è la possibilità di recuperare Mandalà, telefonagli.».

Il mafioso è quasi divertito. Tanta confusione intorno al suo nome in fondo lo fa sentire importante. Alzare la voce con i politici è sempre un sistema che funziona. E, secondo lui, anche Renato Schifani ne sa qualcosa.

Dice Mandalà: «Simone, hai presente che Schifani, attraverso questo (il candidato di Misilmeri). aveva chiesto di avere un incontro con me, se potevo riceverlo. E io gli ho detto no, gli ho detto che ho da fare e che non ho tempo da perdere con lui. Quindi, quando ha capito che lui con me non poteva fare niente, si è rivolto al suo capo Enrico La Loggia che, secondo lui, mi dovrebbe telefonare. Ma vedrai che lui non mi telefonerà. Mi può telefonare che io, una volta, l'ho fatto piangere?».

Mandalà (...) torna con la mente al 1995, l'anno in cui suo figlio Nicola era stato arrestato per la prima volta. Accusa La Loggia di averlo lasciato solo, di averlo «completamente abbandonato», forse nel timore che qualcuno scoprisse un segreto a quel punto divenuto inconfessabile: lui e Nino Mandalà non solo si conoscevano fin da bambini, ma per anni erano anche stati soci, avevano lavorato fianco a fianco in un'agenzia di brokeraggio assicurativo (...). Il portaordini di Provenzano cerca d'interromperlo, sembra voler tentare di calmarlo: «Va bene, magari è il presidente (dei senatori di Forza Italia e non si può esporre).». «D'accordo, però, dico, in una situazione come questa. Dio mio mandami un
messaggio. (Poteva farlo attraverso) 'sto CORNUTO DI SCHIFANI che (allora) non era (ancora senatore), (ma faceva) l'esperto (il consulente in materie urbanistiche) qua al Comune di Villabate a 54 milioni (di lire) l'anno. Me lo aveva mandato (proprio) il signor La Loggia».

«Poi, un giorno, dopo la scarcerazione di Nicola, (io e La Loggia) ci siamo incontrati a un congresso di Forza Italia. Lui mi dice: "Nino, io sai per questo incidente di tuo figlio.". Gli ho detto: "Senti una cosa, tu mi devi fare la cortesia, pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola".

Lui si è messo a piangere, si è messo a piangere, ma non si è messo a piangere perché era mortificato, si è messo a piangere per la paura. Siccome gli ho detto"ora lo racconto che tuo padre veniva a raccogliere con me daTuriddu Malta", e l'ho fatto proprio per farlo spaventare, per impaurirlo, per fargli male, 'sto cretino, minchia, ha pensato che io andassi veramente a fare una cosa del genere. Vedi quanto è cornuto e senza onore...».

giovedì 8 maggio 2008

datemi 1 Euro ve ne restituisco 100



Abbiamo il piacere di pubblicare una lettera arrivataci da un nostro affezionato lettore.

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LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI:
Ovvero...datemi 1 Euro ve ne restituisco 100.

La settimana scorsa – come ormai tutti saprete – l'agenzia delle entrate ha reso disponibili , per qualche ora, i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi di tutti gli italiani.

Per quanti non fossero informati, vorrei ricordare che è già possibile da sempre l'accesso a queste informazioni presso lo sportello relativo al comune che si desidera 'consultare'. La nuova possibilità è semplicemente nel fatto che queste informazioni volevano – nell'idea iniziale, poi fermata – veicolarle via Internet.

Tanto per dare un'idea , in Finlandia è possibile accedere a queste schede persino via SMS.

Comunque…fatta questa precisazione , ho avuto la "fortuna" di essere tra quanti hanno avuto accesso a questi dati in modo del tutto legale e trasparente; d'altra parte, io, come altri milioni di italiani, sono molto favorevole alla trasparenza poiché, come 'dipendente', non posso (voglio) nascondere nulla.

Ma proseguo col racconto: dall'interfaccia del sito dell'agenzia delle entrate clicco e seleziono il nostro "fantastico" comune.

Mi si apre un mondo: abbiamo gioiellieri poverissimi, parrucchieri sull'orlo del fallimento, dentisti che guadagnano come insegnanti del liceo (qualcuno anche meno!). E poi commercianti importanti con redditi da "venditori di lupini" e via dicendo….

Lo scenario dei liberi professionisti/artigiani/commercianti di Ortona è per una grande maggioranza costituito da persone che non se la passano benissimo.

Ovviamente ce ne sono diverse altre che hanno situazioni "molto migliori" (non voglio dire più oneste perché non posso provare niente e non voglio accusare nessuno).

Però vedere "certi personaggi" girare in Porsche e scoprire che guadagnano come un impiegato….queste sono soddisfazioni…bisognerà dire all'impiegato che non ha capito un cazzo.

Tra tutti i dati, però, uno mi ha profondamente colpito.

Capisco poco di economia, partite doppie-triple-quadruple…so che i soldi possono fare mille giri, che si possono avere società, conti diversi…diciamo per comodità.

Ma come cazzo fa (scusate è la seconda parolaccia ma sono proprio incazzato) un noto avvocato locale (chi sarà?) ad avere un reddito di circa 25.000 Euro?!?!?

Visto quello che si dice in giro sulle sue proprietà (anche questo non so come provarlo ma….Vox populi…)…sarebbe simpatico imparare da lui la moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Di questi tempi farebbe proprio comodo.

Lettera Firmata