IL "CASO CREMONA" CI E' STATO SOTTOLINEATO DA UN ATTENTO AMICO. Nella città lombarda vivono circa 70.000 anime e presenta un'alto sviluppo industriale. Tra esse spicca la raffineria della TAMOIL, un colosso industriale petrolchimico di 800.000 mq. A pochi anni dall'insediamento la comunità di Cremona deve riscontrare amaramente il forte inquinamento delle falde acquifere, come potete leggere dagli articoli pubblicati dalla stampa lombarda e da quella nazionale. Un tale disastro ecologico dovrebbe far riflettere chi ha votato ad Ortona nel consiglio comunale del 04/10/2007, a favore della variante urbanistica nella zona feudo che di fatto apre le porte all'insediamento Centro Oli ENI. Sappiamo benissimo le differenze tra una raffineria e un Centro Oli, ma è pur vero che la materia prima lavorata è sempre il petrolio; petrolio che verrà estratto ed il suo stesso volume preso dall'acqua. Un milione di metri cubi di acqua che ogni giorno sarà posto a stretto contatto con il petrolio e che puntualmente penetrerà nelle falde, creando in breve tempo delle falde acquifere potenzialmente inquinate dagli idrocarburi. Ciò è successo a Viggiano. Ciò è successo anche a Cremona. Propria in quest'ultima città, le analisi prodotte pochi mesi fa dall'ARPA, l'agenzia regionale per la tutela dell'ambiente, hanno rilevato gravissimi danni ambientali e pericoli nocivi alla salute dei cittadini. Vi riportiamo qui sotto delle testimonianze incredibili.
CASO CREMONA:
FALDA INQUINATA DA IDROCARBURI
E’ emerso dalla conferenza di servizi tra Comune, Provincia, Regione, Tamoil e Arpa. L’analisi del sottosuolo della raffineria imporrà un radicale intervento di bonifica.
La falda idrica superficiale di Cremona sarebbe inquinata da idrocarburi. Indiziata numero uno la raffineria Tamoil di Cremona. Sarà perciò necessario un radicale intervento di bonifica all’interno dell’impianto, anche alla luce del progetto di realizzazione della nuova centrale di cogenerazione che dovrà sostituire ii vecchio impianto ad olio combustibile. E’ quanto è emerso dalla conferenza di servizi che si è tenuta martedì mattina in comune con la partecipazione dell’amministrazione comunale, di quella provinciale, della Regione, della Tamoil e dell’Arpa che ha fornito i dati più recenti di un’approfondita attività di monitoraggio in corso da oltre un anno. Dati che, stando alle indiscrezioni emerse nella giornata di ieri, prefigurerebbero uno scenario più grave di quello che si sospettava, con un inquinamento della falda superficiale collocata a 20 metri di profondità.
Se nessun rischio è possibile per l’acqua dell’acquedotto cittadino, che viene pescata a profondità superiori, il problema - di non rapida soluzione- riguarda invece i lavori che dovranno essere realizzati all’interno dell’impianto, probabilmente più invasivi di quello che si sospettava originariamente, e che rischiano di far dilatare i tempi per la realizzazione della nuova centrale di cogenerazione della Tamoil. Quello che sembra certo - come ha confermato a La Cronaca il Dr.Paolo Beati dell’Arpa - è che i lavori di bonifica, una volta che l’attività di monitoraggio del sottosuolo sottostante alla Tamoil sarà terminato, dovranno essere fatti secondo le prescrizioni di legge, molto più severe rispetto agli anni sessanta, quando la raffineria venne realizzata su un’area di 800mila metri quadrati. <
Quello che il primo cittadino di Cremona non dice in questo frangente - ma è comprensibile - è che, secondo quanto risulta al quotidiano La Cronaca -il tasso di inquinamento dell’area oggetto del monitoraggio sarebbe più accentuato di quanto non si prevedeva in origine. Circostanza che, con tutta evidenza, renderà necessario un intervento di bonifica più radicale e più lungo di quanto si pensava all’inizio. Tanto che anche Corada, riguardo ai tempi, non si sbilancia: <
Alessandro Rossi / La Cronaca di Cremona (giovedì 5 luglio 2007)
APPENA DUE SETTIMANE DOPO LA MAGISTRATURA INIZIA IL SUO CORSO. Tamoil, primi indagati. Task force in Procura. Il Pm Cinzia Piccioni: “Una situazione grave e molto preoccupante, bisogna trovarne la causa”.
Per l’inquinamento della Tamoil ci sono già i primi indagati dalla Procura della Repubblica di Cremona. La dottoressa Cinzia Piccioni, sostituto procuratore, non ha certo perso tempo di fronte all’allarme per la contaminazione della falda.
La magistratura, sempre criticata per la sua lentezza, questa volta è stata più rapida delle autorità preposte alla tutela della salute pubblica che soltanto sette anni dopo l’autodenuncia da parte della Tamoil si sono viste costrette ad ammettere tutto solo perché questo giornale (La Cronaca) ha avuto il coraggio di pubblicare i primi terribili dati del disastro ambientale Ovviamente ce il massimo riserbo sul nome degli indagati anche se non è difficile ipotizzarli.
Ii Pm ora attende di avere ii quadro completo dei dati di inquinamento delle falde (non è più soltanto quella superficiale ad essere contaminata ma anche quella a 40 e a 70 metri). La dottoressa Piccioni costituirà una task force di tecnici ed esperti che analizzeranno i risultati dei campioni di acqua e di terreno. Solo con il quadro completo della situazione, Sara possibile evidenziare gli eventuali aspetti penali della gravissima situazione di degrado ambientale. La dottoressa Piccioni ha definito la situazione “molto preoccupante e grave per la tutela del patrimonio idrico di Cremona e per la tutela della salute di tutti i cittadini”. Il magistrato ha poi dichiarato che ora è importante cercare di conoscere le cause della situazione prima di predisporre un piano di bonifica. La magistratura si è mossa sulla base delle notizie fornite da “Cronaca” e di un esposto presentato dal Coordinamento del Comitati Ambientalisti.
Nell’esposto i comitati chiedevano tra l’altro alla magistratura di appurare come mai simili dati emergono solo oggi, nonostante la raffineria operi sotto diversi proprietari dal 1960, quali siano state le campagne avviate dagli Enti Locali (Provincia di Cremona, Comune di Cremona, Regione Lombardia, ASL, Arpa) di analisi del suolo, dell’aria e dell’acqua e quali i risultati; considerato che già dal 2000 potevano essere svolte analisi nella Raffineria Tamoil; quali analisi sono state svolte dagli Enti Pubblici competenti e preposti e con quali risultati; perché i risultati non sono mai stati resi pubblici;quale sia la reale profondità e l’estensione raggiunta dall’inquinamento dell’acqua della falda e dei terreni.
Tutte domande alle quali la magistratura cercherà di dare risposte.
Intanto dall’Arpa abbiamo appreso che la falda idrica di Cremona sotto il terreno su cui sorge la raffineria Tamoil, ha concentrazioni di idrocarburi nell’acqua fino a 60/70 metri di profondità da 200 a 500 volte superiori ai limiti di legge.
Fino ad ora le analisi sono arrivate fino a 70 metri, trovando tracce di inquinamento. Si pensa che il terreno potrebbe essere compromesso anche oltre i 70 metri raggiunti fino ad ora. Inoltre a monte della Tamoil, dalle analisi effettuate dall’Arpa oltre la cinta muraria della raffineria, sono state trovare tracce di solventi chimici altamente cancerogeni.
In questo caso le indagini sono solo all’inizio e i responsabili dell’Agenzia stanno ancora indagando per capire quale possa essere il soggetto responsabile di tale inquinamento.
Si tratta del tricloetilene, trovato in due rilevazioni con una concentrazione di 17 e 34 microgrammi contro un limite di legge di 1,5 e il tetracloroetilene, trovato con una concentrazione di 500 microgrammi contro un limite di legge di 1.
I due componenti trovati a nord della raffineria di Cremona, al di fuori del perimetro, sono solventi clorurati, una famiglia di inquinanti molto comuni, in particolar modo il PCE ( Tetracloroetilene) ed il TCE (Tricloetilene).
Tricloetilene (C2HCl3): è una sostanza nociva per via inalatoria e può determinare effetti irreversibili. Uno dei suoi organi bersaglio è il fegato
Il percloroetilene (o tetracloroetilene), per le sue caratteristiche di ottimo solvente, viene utilizza nello sgrassaggio dei metalli e in alcune attività dell’industria chimica, farmaceutica e tessile.
II percloroetilene è un solvente nocivo per l’uomo e pericoloso per l’ambiente.
Questi composti non sono stati mai usati in raffineria, quindi provengono da lavorazioni a monte. Certamente della Tamoil è invece la contaminazione delle falde con toluene, etilbenzene, idrocarburi vari, xilene, l’antidetonante Mbte. In un pozzo si è trovato persino piombo.
Questo dimostra che l’inquinamento persiste nella storia della raffineria da tempo.
Da una decina di anni è stato messo al bando dalle benzine e sostituito come antidetonante da Mbte. Questo però dimostrerebbe la continuità della discesa nel terreno degli inquinanti.
All’interno della Tamoil sono stati scavati dall’Arpa e dalla stessa azienda una cinquantina di pozzi piezometrici per valutare l’inquinamento, undici sono stati scavati all’esterno mentre sono stati prelevati anche parecchi campioni di terreno che sono analizzati in queste ore.
Ed è proprio l’analisi del terreno esterno quello che più preoccupa: se fosse contaminato, l’unica operazione di bonifica possibile - come ieri ci ha dichiarato il dottor Fedenico Balestreri, esperto di medicina ambientale -sarebbe un’ampia scorticatura di qualche decina di centimetri, trasportando il terreno in discarica.
Un’operazione colossale sia per i costi che per i tempi. Insomma potremmo essere solo all’inizio della scoperta di un inquinamento dalle dimensioni enormi, nonostante le rassicurazioni degli amministratori locali: “è tutto sotto controllo, non c’è da essere preoccupati”, ha detto il sindaco. Purtroppo nulla è stato mai sotto controllo in questi anni e questo ci preoccupa parecchio.
Federico Centenari, Alessandro Rossi / La Cronaca, 18/07/2007
Ortona ha scelto di cambiare la propria economia grazie innanzitutto agli 11 consiglieri che con una semplice alzata di mano, hanno scelto di smantellare 12 ettari di terreno agricolo consolidato a prodotto vitivinicolo DOC, per far posto ad un insediamento industriale lontano dalla zona indicata dal PRG in vigore! 11 consiglieri comunali, supportati da quasi tutti i loro partiti e da tutta la Giunta Comunale con in testa il Sindaco di Ortona (?), persona coinvolta negli interessi economici di tutta l'operazione in quanto co-proprietario di imprese portuali facenti parte del consorzio CIA che gestirà la costruzione e la sorveglianza del Centro Oli e il conseguente trasporto-spedizione del greggio estratto dai nuovi pozzi ENI siti sul territorio comunale. Non ci stancheremo mai di ricordare i nomi di questi "signori" come i PRIMI RESPONSABILI di tutto ciò!
Ecco chi con sufficienza ha scelto questo per noi:
RICCARDO DI DEO IURISCI / AN - Alleanza Nazionale
TOMMASO SANTORELLI / ex AN - Alleanza Nazionale
DOMENICO DE IURE / UDC - Unione Democratica Cristiana
ALFONSO PICCINNO / PSI - PartitoSocialista Italiano
PAOLO CIERI / CD - Centro Democratico
FELICE TALONE / FI - Forza Italia
ROCCO RANALLI / FI - Forza Italia
WALTER POLIDORO / IxC - Insieme per Cambiare
TOMMASO CIERI / IxC - Insieme per Cambiare
REMO DI MARTINO / IxC - Insieme per Cambiare
ILARIO COCCIOLA / ex SDI - Socialisti Democratici Italiani
PER TUTTO CIO' CHE SUCCEDERA' SAPRETE A CHI RIVOLGERVI!
2 commenti:
na situazione vergognosa...
combattiamo perchè uno schifo del genere non avvenga anche ad ortona
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